POLITICA
‘I fondi saranno sbloccati quando il piano sarò conforme alle norme UE’

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Il mancato rispetto delle norme comunitarie in materia di smaltimento di rifiuti urbani era il tema, nella sessione odierna del Parlamento europeo, di una risoluzione oggetto di voto. Durante il dibattito della sessione plenaria di Strasburgo di gennaio, infatti, i deputati avevano interrogato la Commissione europea sul piano presentato dalle autorità italiane per ripristinare la legalità, ma anche sulla possibilità di una nuova procedura d’infrazione contro l’Italia (che avrebbe potuto significare il congelamento ‘sine die’ di 145,5 milioni di euro dei fondi Ue all’Italia, oltre che pesanti multe).
Ebbene, approvando con 374 voti a favore, 208 contrari e 38 astensioni questa risoluzione presentata dai gruppi politici S&D, ALDE, Verdi/ALE e GUE, i deputati hanno sottolineato che i progressi compiuti fin’ora nella riduzione dei rifiuti e nel riciclaggio sono “minimi” e chiesto al governo italiano di assicurare il rispetto delle regole comunitarie entro i termini di osservanza stabiliti dalla Commissione, la quale dovrebbe monitorare gli sviluppi della situazione e, nel caso fosse necessario, imporre sanzioni pecuniarie per assicurare che le autorità campane ottemperino ai propri doveri.
I fondi strutturali bloccati dalla Commissione saranno liberati “non appena il piano della gestione dei rifiuti sarà effettivamente conforme alle norme UE”. Attualmente, un piano di gestione dei rifiuti presentato dalle autorità italiane è sotto l’esame della Commissione che ne sta verificando la conformità al diritto comunitario, in particolare per la questione della gerarchia del trattamento e la sicurezza delle discariche. Le misure straordinarie impiegate dal governo italiano per derogare alle regole sulle valutazioni d’impatto ambientale e sugli appalti pubblici per nominare commissari straordinari per prendere decisioni senza consultare o informare le autorità locali sono considerate “da gran parte della popolazione come parte del problema, per l’insita mancanza di trasparenza e di vigilanza istituzionale”. Ciò ha facilitato, sostengono i deputati, una maggiore presenza della criminalità organizzata. Tali misure d’emergenza, però, sono state tuttavia cancellate dal governo italiano nel dicembre del 2009, restituendo cosi alle autorità locali i poteri di gestione dei rifiuti.
La decisione di aprire discariche in aree protette all’interno del Parco nazionale del Vesuvio, come nel caso di Terzigno, è criticata dai deputati che si oppongono anche a un suo eventuale allargamento, sottolineando anche il sostegno alla decisione di non aprire una seconda discarica a Terzigno, nel sito di Cava Vitiello.
Infine, i deputati hanno ritenuto che le autorità italiane non abbiano mostrato sufficiente attenzione alle proteste contro la localizzazione dei siti di raccolta e di smaltimento e pertanto chiesto di “ricostruire un clima di fiducia” dialogando e coinvolgendo le popolazioni locali.