CRONACA
Reati ambientali, arrestati Marta Di Gennaro e Corrado Catenacci

Ascolta la lettura dell'articolo
Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile e il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania sono stati arrestati nell’ambito di un’operazione per reati ambientali eseguita in varie zone d’Italia dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) e dalla Guardia di Finanza di Napoli, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli.
Ai due e’ stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari. Nella stessa operazione sono state arrestate altre 12 persone (le accuse sono di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali), mentre ci sono anche l’ ex presidente della Regione Antonio Bassolino, l’ex assessore regionale Luigi Nocera e l’ex capo della segreteria politica di Bassolino, Gianfranco Nappi, tra le persone indagate (38).
Agli arresti pure Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del Ministero dell’Ambiente, commissario in Abruzzo per la gestione di 40 milioni di euro finalizzati a interventi per far fronte al rischio idrogeologico (gli è stato concesso il beneficio dei domiciliari). Sono invece finiti in carcere, fra gli altri, Lionello Serva, ex sub-commissario per i rifiuti della Regione Campania, Claudio Di Biasio, tecnico degli impianti del Commissariato, Generoso Schiavone, responsabile della Gestione acque per i depuratori della Regione Campania e Mario Lupacchini, dirigente del settore Ecologia della Regione.
Sequestri di documentazione sono stati messi in atto in diverse sedi istituzionali, come la Prefettura di Napoli, la Regione Campania ma anche la Protezione civile di Roma e in sedi di aziende di rilievo nazionale. L’indagine, durata fino al luglio 2010 e prosecuzione di quella conclusa nel maggio 2008 – nota con il nome di ‘Operazione Rompiballe’ – è stata sviluppata mediante attività tecniche, nonché riscontri documentali, che hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza appunto nei confronti di ex uomini politici, professori universitari, dirigenti della pubblica amministrazione e tecnici delle strutture commissariali che si sono avvicendati al Commissariato per l’emergenza rifiuti della Regione Campania dal 2006 al 2008. Persone, questa l’accusa, che in qualità di responsabili del processo di smaltimento del ‘percolato’ prodotto dal sistema regionale, utilizzavano gli impianti di depurazione di acque reflue della Regione Campania contribuendo all’inquinamento del tratto costiero del litorale napoletano. Secondo gli investigatori, gli indagati sapevano di sversare un rifiuto altamente inquinante in depuratori già di per sé inadeguati ad assicurare il normale trattamento dei reflui ad essi conferiti. Degli illeciti, è scritto in una nota a firma del procuratore Giovandomenico Lepore e dell’aggiunto Aldo De Chiara, erano consapevoli, “con uomini della Fibe e del commissariato per l’emergenza rifiuti, altri soggetti, anche di vertice, sia pubblici che privati ed operanti presso il ministero dell’Ambiente, la Regione Campania, il commissariato straordinario per le bonifiche e le acque e le società Termomeccanica e Hydrogest”. I magistrati definiscono la gestione dei depuratori regionali “assolutamente lontana dai dovuti standard di depurazione”.