CRONACA
Carcere di Capodimonte, il Sappe: “Quattro poliziotti positivi a test tubercolosi”

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Giallo nel carcere di Contrada Capodimonte per un presunto contagio di tubercolosi.
Secondo quanto riferisce all’agenzia di stampa Adnkronos il Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria, “dopo la scoperta il 23 dicembre di un detenuto straniero affetto da tubercolosi, erano stati disposti provvedimenti di profilassi per i poliziotti penitenziari in servizio in quella sezione detentiva e dagli accertamenti è risultato che quattro agenti sono risultati positivi al test della tbc. Ma il numero potrebbe essere più elevato, perché il detenuto era un lavorante, libero di muoversi nel carcere”.
RESPONSABILITA’ – “Quanto accaduto a Benevento è gravissimo – ha dichiarato il segretario generale del Sappe Donato Capece –. Le responsabilità di avere ammesso al lavoro un detenuto con la tubercolosi sono ben precise: il direttore del carcere deve essere avvicendato. Non può infatti costituire un alibi per l’amministrazione penitenziaria centrale l’assenza di un programma di prevenzione sui rischi di contagio, affinché si evitino ingiustificati allarmismi, con la sottoposizione periodica degli operatori penitenziari a vaccinazioni, la dotazione di kit di protezione, l’indicazione di una scrupolosa profilassi da eseguire. Tutto questo a Benevento non è stato fatto”.
SOVRAFFOLLAMENTO CARCERI – Secondo il Sappe “la necessità di uno screening su scala nazionale risulta quanto più utile e opportuno in considerazione dell’alto tasso di detenuti stranieri provenienti da Paesi dove patologie, che in Italia sono state debellate, sono assai radicate e diffuse, anche in considerazione che il sovraffollamento favorisce la possibilità di contagio”.
I FATTI – Gennarino Cavuoto, segretario locale del Si.N.A.PPe, il Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria, ricostruisce a Ntr24.tv i fatti.
“Una settimana prima del ricovero al Rummo, sabato 22 dicembre, – spiega al telefono – il detenuto, un somalo in carcere per presunti reati di terrorismo, aveva perdite di sangue dalla bocca. Sottoposto a visita medica, il dottore aveva disposto degli accertamenti attraverso delle radiografie per individuare eventuali complicazioni di natura polmonare.
Il problema – aggiunge il referente Si.N.A.PPe locale – è che dalla visita medica al ricovero presso l’ospedale “Rummo” di Benevento è trascorsa una settimana. Quando nel nosocomio sannita si è parlato di caso sospetto di tubercolosi, tutti ci siamo allarmati per noi e le nostre famiglie.
Il direttore Maria Luisa Palma, appena saputa la notizia, mi ha contattato e mi ha chiesto di avvertire tutto il personale che era stato a contatto con l’uomo per poter effettuare il giorno 24 dicembre il test di Mantoux. L’obiettivo era infatti quello di verificare eventuali infezioni al batterio.
Ovviamente – prosegue Cavuoto – il fatto che quattro agenti sono risultati positivi al test tbc non significa che sono malati, ma che hanno potuto essere in contatto anche in passato con il batterio.
Proprio per questo, il Si.N.A.PPe – anche attraverso una nota scritta – si è lamentato in merito al ritardo tra la visita medica al detenuto somalo e il ricovero in ospedale. In più, nella casa circondariale, sarebbe dovuta partire immediatamente la profilassi prima di un probabile contagio. Tuttavia la direzione, una volta conosciuto il problema riscontrato durante la visita medica, avrebbe dovuto fornire il personale di mascherine, occhiali e guanti. Questo, invece, non è stato fatto.
La vicenda – conclude Cavuoto – è stata presa un pò sottogamba, ma chiedere le dimissioni del direttore mi sembra un pò eccessivo. Bisognava solo essere celeri nel conttatare l’Asl locale e prendere le dovute precauzioni. Nonostante internet e il materiale informativo, non tutto il personale è adeguatamente documentato e, giustamente, è molto preoccupato di contrarre la malattia”. (Giam.Fel.)