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CRONACA

Terremoto nel Sannio. Il presidente dei geologi campani Peduto: “Serve politica di prevenzione del rischio”

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Il terremoto nelle zone interne della Campania provoca un duro atto d’accusa dei geologi. “Sono anni che i geologi cercano di sensibilizzare le istituzioni ai diversi livelli in riferimento al rischio sismico – afferma Francesco Peduto, presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania – ed il terremoto che la notte scorsa ha interessato la fascia di territorio a cavallo delle province di Benevento ed Avellino ha dimostrato ancora una volta, ove mai ce ne fosse bisogno, la necessità di sviluppare una seria e sistematica politica pluriennale di previsione e prevenzione del rischio sismico di cui, purtroppo, in Campania, come nel resto del Paese, non c’è traccia”.

E avvertono: “Con il rischio sismico dovremmo imparare a convivere, ma ciò potrà avvenire solo ricostruendo una filiera delle competenze e delle responsabilità ed integrando le politiche di previsione e prevenzione con le attività di protezione civile, sia pre-evento, sia connesse agli aspetti emergenziali post-evento e coinvolgendo anche i cittadini”.

 Spiega Peduto: “Nella nostra regione – dove, ancora oggi non possiamo non denunciare l’assenza di provvedimenti legislativi che impongano l’adozione del Fascicolo del fabbricato – ben 4608 edifici scolastici e 259 ospedali sono localizzati in aree potenzialmente ad elevato rischio sismico; tutti i comuni secondo l’ultimo aggiornamento delle mappe sismiche sono stati classificati, a diverso grado, a rischio sismico e circa il 50% ha subito quantomeno un incremento di classe sismica, oppure è stato classificato sismico mentre prima non lo era. Ci chiediamo, perciò, se gli interventi di consolidamento realizzati dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 possano considerarsi ancora efficaci, a distanza di oltre 30 anni e con una classificazione sismica dei comuni più rigorosa”.

“Ci chiediamo – aggiunge Peduto – che validità possa ancora avere la legge regionale 9/83, richiamata anche in recenti documenti del Settore Urbanistica regionale in attuazione della legge regionale 16/04: dopo un trentennio dalla sua emanazione mostra oggi la completa discordanza con leggi, norme, indirizzi e procedure in tema di microzonazione sismica, con la rivoluzione normativa avvenuta nel settore con l’Opcm 3274/03 e il dm 14.1.08, NTC08 ‘Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni'”.

“E’ normale, quindi, senza voler fare falsi allarmismi ma, allo stesso tempo, non nascondendo le preoccupazioni che ci pervadono, chiedersi se le scuole dei nostri figli, gli ospedali, gli edifici pubblici e le nostre case siano sicure”. “Avvertiamo la necessità di rimettere gli studi geologici – evidenzia Francesco Peduto – geomorfologici e di microzonazione sismica al centro della prevenzione ed alla base di qualsiasi seria azione di pianificazione del rischio sismico e di governo del territorio.

Il fenomeno di liquefazione delle sabbie che è avvenuto in Emilia e che può verificarsi anche in alcune aree della Campania, evidenzia che non è sufficiente sapere solo l’intensità massima attesa di un terremoto in una determinata area, ma che sono fondamentali gli approfondimenti geologici, perché a seconda dei terreni, della morfologia, della presenza o meno di acqua, della stabilità di un’area, l’effetto dell’onda sismica può essere amplificata o attutita anche di molto e questo è quello che molto spesso fa la differenza e determina quali fabbricati resistono e quali no ad una scossa sismica”.

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