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‘Il femminismo moderno rovina le famiglie e non eleva le donne’: bufera per l’omelia a San Leucio del Sannio
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Un’omelia pronunciata durante le celebrazioni della “Santa Famiglia” finisce al centro di una riflessione pubblica che chiama in causa Chiesa, linguaggio e responsabilità educativa. È il professor Cesarino Zollo a sollevare il caso, con una lettera inviata alla nostra redazione dopo quanto accaduto lo scorso fine settimana, tra sabato 27 e domenica 28 dicembre 2025, nella chiesa di San Leucio del Sannio.
Nei due momenti liturgici, particolarmente partecipati – soprattutto la messa domenicale, alla presenza di numerosi bambini e bambine del corso per la Prima Comunione – è stato letto il noto passo della Lettera ai Colossesi: «Voi, mogli, state sottomesse ai mariti». Un brano che, come lo stesso Zollo riconosce, appartiene a un contesto storico e culturale lontano, ma che secondo il professore avrebbe richiesto una spiegazione critica e attenta, proprio in considerazione del pubblico presente.
A destare maggiore preoccupazione, però, sarebbe stato il successivo intervento del curato, che – sempre secondo quanto riportato nella lettera – avrebbe attribuito al femminismo moderno e all’emancipazione femminile la responsabilità della crisi delle famiglie, sostenendo che tali processi non avrebbero “elevato” la condizione delle donne, ma prodotto solo danni.
«Nel pieno del 2025 – scrive Zollo – mentre ogni giorno si combatte contro la prevaricazione di genere e per il riconoscimento della piena dignità della donna, riproporre il concetto di sottomissione senza una contestualizzazione critica è un atto anacronistico e pericoloso». Un messaggio che, a suo avviso, rischia di incidere negativamente sulla formazione di bambini e bambine, proprio in un luogo che dovrebbe offrire una guida morale.
La lettera fa riferimento anche a parole ancora più dure che sarebbero state pronunciate durante l’omelia domenicale: secondo alcune testimonianze raccolte dal professore, sarebbe stato affermato che a “distruggere le famiglie” oggi sarebbero soprattutto donne e madri, sollevando di fatto gli uomini da ogni responsabilità. Una lettura che Zollo definisce «una colpevolizzazione unilaterale», capace di alimentare una visione distorta e tossica dei rapporti familiari.
Dopo aver tentato un confronto diretto all’uscita della messa – conclusosi, racconta, senza risposte concrete – Zollo ha deciso di formalizzare le sue preoccupazioni inviando una nota alla Curia Vescovile di Benevento. L’obiettivo è chiaro: chiedere come la Diocesi intenda oggi declinare insegnamenti antichi alla luce della sensibilità contemporanea e dei principi di uguaglianza universalmente riconosciuti.
Nella sua riflessione finale, il professore richiama anche la necessità di coerenza interna alla Chiesa, spesso critica verso altre confessioni religiose per la condizione femminile. «Una revisione del linguaggio e della prassi liturgica – sottolinea – è indispensabile per evitare passi indietro rispetto ai diritti e alla dignità delle donne».
Una presa di posizione che apre un dibattito più ampio e che chiama in causa non solo la comunità ecclesiale, ma l’intera società: quale modello educativo vogliamo offrire alle nuove generazioni? Uno fondato sulla subalternità e sulla colpa, o sul rispetto reciproco e sulla pari dignità? La domanda, lanciata da San Leucio del Sannio, resta aperta.




