ECONOMIA
Caro Babbo Natale, vedi un po’ che puoi fare
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Caro Babbo Natale,
per come è andata quest’anno, per i “casatielli” che ci hai regalato, eviterei volentieri di scrivere queste poche righe. Ma purtroppo questa è la missione che mi è stata affidata, dunque eseguo.
Sotto l’albero ci basterebbe ritrovare un po’ di normalità, a partire dai rubinetti. Si so magnati pure l’acqua, ragione per la quale, nonostante le nostre montagne dissetino gran parte del Mezzogiorno, da queste parti siamo ai razionamenti quotidiani, in estate e in inverno.
Sarebbe bello, inoltre, se sulle nostre ambulanze potesse sempre esserci anche un medico, dotato delle strumentazioni necessarie per evitare che un infartuato muoia, se ogni cittadino, indipendentemente dall’ISEE o dal conto corrente, potesse contare su di una assistenza sanitaria adeguata, se per ognuno dei nostri anziani ci fosse un medico di base vicino, se le centinaia di migliaia di famiglie che in questi anni hanno rinunciato alle cure per ragioni economiche potessero riconquistare il diritto alla salute, se ogni cittadino sannita, irpino o campano, potesse trovare nel sistema sanitario regionale le risposte ad ogni esigenza, se la sanità, finalmente, tornasse a produrre salute e non esclusivamente numeri.
Saremmo assai felici se potessimo arrivare a Napoli con un treno senza impiegare lo stesso tempo che impiegheremmo da Napoli a Firenze, se la stazione di Avellino potesse tornare ad essere una stazione, se l’elettrificazione potesse superare i confini del Principato salernitano, se i cittadini del Fortore o dell’Alta Irpinia, della Valle Caudina o del Mandamento, potessero pianificare la propria giornata da pendolari, senza ricorrere all’autovettura, senza dover affrontare un’odissea. Sarebbe stupendo se nessuno dei nostri ragazzi in età scolare, provenienti da uno dei tanti paesi disseminati all’ombra delle nostre montagne, fosse più costretto ad uscire di casa prima dell’alba per prendere l’unico bus disponibile e a ritirarsi a casa nel pomeriggio inoltrato sempre a bordo di quel bus. Un sistema di trasporto pubblico minimamente integrato ed efficiente servirebbe, tra l’altro, anche a rendere più sicure le nostre strade, statali e provinciali, dove purtroppo si continua a morire.
Sarebbe bello se ogni famiglia costretta a vivere nel disagio, se ogni anziano allettato, ogni diversamente abile, ogni povero di questa terra potesse contare su servizi sociali adeguati, senza dover rincorrere il sindaco o il consigliere comunale amico. Sarebbe bello, allo stesso modo, se ogni lavoratore potesse vivere del suo stipendio, se ogni studente fosse messo nelle condizioni di andare a studiare fuori sede a prescindere dal portafogli dei genitori, sarebbe meraviglioso se nessuno fosse più costretto a lavorare in nero, se ogni donna potesse sentirsi libera di diventare mamma, se nessun giovane fosse più costretto a fare anticamera con il cappello in mano dal potente di turno, per elemosinare un’occasione, un posticino, un contratto, anche solo una promessa.
Sì lo so che sto esagerando ma questa, più che una lettera di desideri è uno sfogo. Un po’ di pazienza. Ci siamo quasi.
Sarebbe bello, per esempio, se si potesse far approvare un nuovo reato dal Parlamento – con questa maggioranza non dovrebbero esserci problemi – per prevedere sei giorni di percosse a chiunque si azzardi, di qui alla fine dei tempi, a teorizzare la resurrezione dei nostri borghi attraverso il turismo esperienziale, il ritorno alla terra e alle tradizioni dei nostri ragazzi, i formaggi, il vino buono, la pasta fatta a mano, i silenzi, l’aria buona, la transumanza, le oasi di Legambiente. Un’altra legge molto utile potrebbe impedire ai medici, di ogni ordine e grado, di candidarsi per qualsiasi carica pubblica.
Sarebbe oltremodo apprezzabile, inoltre, se di aree interne potessero parlare, d’ora in poi, i pochi che ne avrebbero competenza, se fosse proibito, a prescindere, a tutti coloro che hanno rivestito o rivestono un ruolo pubblico istituzionale, compresi imprenditori, presidenti di associazioni di categoria e sindacalisti, al di sopra dei 40 anni. Varrebbe anche per i Vescovi, nessuno ce ne voglia. Sai che silenzio.
Sarebbe bello se uno come me, che ha avuto l’ardire di mettere al mondo due figli, potesse guardarli negli occhi senza morire dentro ogni volta. Sarebbe bello se ogni padre come me potesse almeno sperare di non vedere partire i propri figli, di poterli quantomeno mettere nella condizione di scegliere di restare.
Questo è, caro Babbo Natale. Vedi tu che puoi fare.




