ECONOMIA
Svimez, Vessichelli (Asi): “Serve vero piano industriale per il Sud. Sannio dimostra che cultura può diventare motore sviluppo”
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Il rapporto SVIMEZ 2025-2026 preannuncia un capovolgimento della geografia industriale italiana con un mezzogiorno che va a consolidare, nel biennio in oggetto, il proprio ruolo nel Mediterraneo.
“Il rapporto Svimez descrive un meridione al centro delle dinamiche geopolitiche globali, ma con una crescita e uno scenario economico che denotano squilibri e una crescita differenziata e disordinata tra Nord e Sud. Con un Sud che rallenta, mentre il Nord mostra maggiore dinamismo. Questa dinamica è legata alle differenti performance settoriali, con la crescita del Mezzogiorno trainata ancora dal PNRR e dalle costruzioni, e un contesto globale incerto che frena l’export e impatta le economie più strutturate del Nord”, dichiara il Presidente del Consorzio di Sviluppo Industriale sannita, Domenico Vessichelli.
“Ma il trend della crescita economica, per quanto diffuso, non riesce purtroppo a contenere l’emorragia di giovani formati verso il Nord o l’estero, dove le prospettive di lavoro, di carriera e salariali sono considerate migliori, evidenziando una crescita demografica e occupazionale che non si traduce affatto in un miglioramento delle prospettive di vita per tutti.
Ci vorrebbe un vero piano industriale per il Sud, con obiettivi chiari e di lungo periodo, poiché l’attuale assenza di una strategia integrata ne ostacola lo sviluppo. In questo contesto, i Consorzi Industriali potrebbero assumere un ruolo cruciale nel promuovere lo sviluppo locale sovente limitato dalla scarsità di risorse che ne frenano le potenzialità.
Nel mentre e dal 2024, emerge che il nostro Sannio sta dimostrando che esiste un nuovo schema, un diverso core-business che può far da volano all’economia locale ed è il sistema produttivo culturale. La presenza nel Sannio di un patrimonio artistico e storico unico e una formazione specifica finalizzata all’acquisizione di competenze spendibili sul territorio possono sostenere i livelli occupazionali ed arginare le migrazioni di giovani competenze”, conclude Vessichelli.



