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Intervento sismico al Campanile di Santa Sofia, Caruso: “Dov’erano macchinari e materiali?”

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Nel dibattito sul recente intervento al Campanile di Santa Sofia, finanziato con fondi PNRR, emergono interrogativi e perplessità raccolti e rilanciati da Paola Caruso, del comitato “Salviamo le scuole Torre-Sala e il quartiere Mellusi dallo scempio”. Di seguito la nota stampa. 

“Nell’ambito dei progetti finanziati dal PNRR, una sezione riguarda la Sicurezza sismica nei luoghi di culto, restauro del patrimonio culturale del Fondo Edifici di Culto (FEC) e siti di ricovero per le opere d’arte (Recovery Art). In questa tipologia, è rientrato il progetto “Campanile della chiesa di Santa Sofia, interventi di miglioramento sismico” per l’ammontare di 770.000 euro”

“Con straordinaria tempestività, i lavori sono terminati il 15 novembre 2025, data fissata per la fine dell’intervento. Correttamente, com’è d’uso nel mondo del restauro e della conservazione dei monumenti e delle belle arti (fa eccezione il caso della Torre dei Conti a Roma), la ditta appaltatrice ha circondato il campanile con una impalcatura di buona fattura, dotata anche di illuminazione. Alla base del campanile, verso Nord-Ovest è stata isolata un’area per la movimentazione dei mezzi d’opera e dei materiali.

Cosa prevedeva il progetto per mettere in sicurezza il campanile dalle sollecitazioni sismiche? In sintesi sono previsti: l’eliminazione di malte e parti ammalorate e la sostituzione con nuove malte; l’infilaggio, dall’orizzonte sotto la cuspide, di quattro barre d’acciaio del diametro di 24mm, lunghe 16.65m, una per lato, in un foro di diametro 60mm, riempiendo l’intercapedine con malta di cemento, la formazione di tre orizzonti di rinforzo e di irrigidimento, costituiti da una lamina d’acciaio, spessa 30mm, collegata alla muratura del campanile con barre d’acciaio.

Durante i mesi trascorsi dall’installazione del cantiere, abbiamo ripetutamente sbirciato nell’area e, con una certa sorpresa, non abbiamo mai visto alcun materiale previsto: nell’area c’era la sola presenza di un container per servizi e ristoro. Abbiamo anche chiesto agli operai cosa stessero facendo, ricevendo in risposta l’informazione di lavori elencati al punto 1, di cui sopra.

Non possiamo non farci sorgere dei dubbi, visto che tutti noi beneventani siamo molto legati a questo monumento. La formazione di fori nella sezione sotto la cuspide necessita di uno spazio libero soprastante, ossia occorreva lo spostamento della cuspide, per alloggiare una trivellatrice. Per operare, la trivellatrice avrebbe avuto bisogno di un contrasto forte, perché avrebbe dovuto operare per 16.65m nella pietra calcarea che costituisce la muratura del campanile. L’operazione, già complessa da pensare, comportava rischi dovuti alla inevitabile perdita di assialità della testa perforante, rischi che consistono nella fuoriuscita dal setto murario.

È evidente che queste siano preoccupazioni di un profano, ma sarebbe il caso di pretendere spiegazioni. Queste sono dovute soprattutto perché, nel corso della permanenza del cantiere, non abbiamo mai visto dispostivi del genere, né macchine trivellatrici. Nessuno ha sentito il forte rumore prodotto da una trivellatrice, operante alla sommità del campanile, né dall’interno della cavità. Niente!

Inoltre, emerge un altro interrogativo. Quale funzione antisismica avrebbero quattro chiodi DN24mm in murature lunghe e spesse e alte 20m? A noi profani sembrano aghi.

E ora si pone la questione più interessante. Qualche addetto ai lavori dice che i lavori di rinforzo sismico del Campanile sarebbero stati già fatti negli anni ’80 – ‘90 del secolo scorso. Quindi, a cosa è servito il cantiere di oggi? A spendere i soldi del PNRR? E come, visto che di operazioni costruttive non se ne sono viste?

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