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San Giorgio la Molara, scintille in Consiglio: il gruppo “Terre di Lavoro” attacca su più temi

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“Un acceso confronto ha caratterizzato il Consiglio Comunale di San Giorgio la Molara del 7 novembre, dove il tema centrale è stato il presunto mancato rispetto degli obblighi di trasparenza, anticorruzione e dei principi di integrità e correttezza da parte dell’Amministrazione comunale.

Il Consiglio era chiamato ad approvare una variazione di bilancio volta a istituire capitoli di entrata e di spesa per l’inserimento di nuove opere pubbliche nel programma annuale 2025, approvato dalla Giunta il 13 ottobre. Tra queste opere spicca la realizzazione di una nuova captazione, un serbatoio e nuove condutture di adduzione (CUP I55E18000070001 – Lotto Funzionale n. 1) per un importo complessivo di 1.600.000 euro, finanziati con fondi regionali e iscritti al capitolo di spesa n. 3018.

Il punto critico emerso è che l’intervento della “nuova captazione” sarebbe localizzato in agro di San Giorgio la Molara sul foglio 12, particella 182, un terreno di proprietà di un parente entro il quarto grado (cugino, figli di due fratelli) del Sindaco Nicola De Vizio.
A fronte di ciò, il Consigliere Fusco Moffa ha richiamato l’obbligo per il Sindaco di astenersi sia dalla discussione che dalla votazione, in applicazione degli articoli 78, comma 2, del TUEL e 30, comma 1, del Regolamento comunale.

Nonostante la domanda puntuale e reiterata del Consigliere De Leonardis – “Il progetto riguarda il foglio 12 particella 182, sì o no?” – né il Sindaco, né il Responsabile dell’Ufficio Tecnico Dott. Emidio Domino, né l’Assessore ai Lavori Pubblici Nicolino Leppa hanno fornito una risposta diretta, evitando sistematicamente la chiarezza. Il Sindaco ha sostenuto che si stesse parlando “d’altro”, il Vice Sindaco che il sito del pozzo fosse ancora in via di individuazione, mentre l’assessore ai Lavori Pubblici ha affermato che “prima va trovata l’acqua”.

In realtà, l’acqua era già stata individuata proprio nella particella 182, risultando fondamentale durante il recente periodo di carenza idrica. Tale scoperta era però al centro di una controversia tra Amministrazione e parente del Sindaco, risolta tramite conciliazione.

Non a caso: l’11 novembre, con determina n. 670, il Responsabile dell’Ufficio Tecnico ha liquidato 55.000 euro per la proposta conciliativa; il 12 novembre, con delibera di Giunta n. 107, il progetto è stato approvato inserendo “magicamente”, questa volta in modo esplicito, il riferimento al foglio 12 particella 182.

Il dibattito in aula si è ulteriormente inasprito quando la maggioranza ha approvato il verbale, nonostante l’astensione obbligata del Sindaco. Secondo la minoranza, senza tale astensione il verbale non avrebbe ottenuto la maggioranza necessaria.

A destare particolare sconcerto è stato il silenzio del Segretario Comunale, Dott.ssa Nunzia Sequino, chiamata dai consiglieri di minoranza a chiarire gli aspetti di legalità, nelle sue funzioni di garante della regolarità degli atti, di responsabile per trasparenza e anticorruzione, e di supporto giuridico-amministrativo.

Per il gruppo consiliare TERRE di LAVORO, proprio in questo frangente il Segretario avrebbe dovuto intervenire per assicurare il rispetto delle norme e per prevenire situazioni di conflitto d’interesse.

Non va trascurato che: il Settore Amministrativo e Finanziario è gestito direttamente dal Sindaco De Vizio; il Settore Tecnico è in capo al Vice Sindaco Domino, che è anche assessore al bilancio.

Le criticità sollevate dalla minoranza non riguardano solo il progetto della nuova captazione, ma anche la precedente ratifica della variazione d’urgenza del 13 ottobre, contestata per due motivi principali: 1. Contributo per la festa della Marchigiana: Un contributo destinato alla festa tenutasi ad inizi agosto è stato utilizzato per pagare spese saldate solo il 4 novembre. Ciò implica che ad agosto sarebbero state assunte spese senza copertura finanziaria, in violazione dei principi contabili. 2. Contributo per le mense biologiche (28.800 euro): Questi fondi, destinati a compensare i maggiori costi della mensa scolastica biologica – che oggi grava sulle famiglie per il 50%, ben al di sopra del minimo previsto del 36% – sono stati utilizzati solo in parte per alleggerire la spesa dei genitori.

Una quota rilevante, pari a 20.000 euro, è stata invece dirottata sul servizio di trasporto scolastico per finanziare una corsa aggiuntiva, resa necessaria dalla decisione di due classi di non aderire al tempo pieno.

Tuttavia, secondo il gruppo consiliare TERRE di LAVORO, questa scelta non risulta né giustificata né ottimizzata. La riorganizzazione complessiva della flotta non è infatti stata presa in considerazione, nonostante una delle corse fosse già attiva per un’altra classe e nonostante le stesse due classi, nel pomeriggio, non necessitino più del servizio. In altre parole, si sarebbe potuto intervenire con soluzioni organizzative meno onerose, evitando di ricorrere a ulteriori risorse
economiche.

Per “TERRE di LAVORO”, questa decisione configura una gestione distorta dei fondi pubblici: invece di utilizzarli per ridurre il costo della mensa a carico delle famiglie – obiettivo per cui erano stati stanziati – si è scelto di coprire un servizio aggiuntivo che avrebbe potuto essere gestito diversamente.

Il risultato è che il maggiore esborso inizialmente richiesto ai genitori per la mensa resta sostanzialmente immutato, mentre risorse pensate per diminuire la loro partecipazione alla spesa vengono impiegate in modo improprio, lasciando comunque alle famiglie il peso economico finale.

L’intero dibattito mette in luce questioni che il gruppo consiliare TERRE di LAVORO ritiene gravissime: possibili conflitti d’interesse non dichiarati, scarsa trasparenza, resistenze nel fornire informazioni chiare, utilizzo discutibile di fondi pubblici e una gestione amministrativa giudicata “arrogante” e “prepotente”.

Secondo le opposizioni, l’obiettivo non è contestare la necessità delle opere pubbliche, ma garantire che esse siano realizzate nel pieno rispetto della legge, dei principi contabili e delle norme anticorruzione, senza favoritismi né forzature procedurali”.

 

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