POLITICA
Boccalone: “Sanità in ginocchio, programmazione sulla carta ma nulla di fatto. Fico complice dei disastri di De Luca”
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“La recente sentenza del TAR sul presidio ospedaliero “Sant’Alfonso Maria de’ Liguori” di Sant’Agata de’ Goti, frutto dell’iniziativa dell’On. Rubano, ha riacceso i riflettori su una situazione sanitaria che è in ginocchio e che provoca disaffezione da parte dell’utenza e vanifica l’impegno e le qualità professionali di tanti operatori del settore.
“Il quadro complessivo”, scrive Nicola Boccalone, “conferma l’abnormità e l’anomalia gestionale. Un’iniziativa dai contorni positivi, quella del ricorso, che non può non portare ad una serie di riflessioni sulle gestioni antecedenti alla anomala contrazione dell’orario del pronto soccorso”.
Per quanto concerne il presidio ospedaliero di Sant’Agata de’ Goti, al centro della questione c’è il Decreto Commissariale n. 41 del 2019, firmato dall’allora Commissario ad acta Vincenzo De Luca. Un atto che, ormai da sei anni, prevede la riconfigurazione del presidio con Pronto Soccorso attivo h24 e ben 96 posti letto distribuiti tra cardiologia (4 posti), chirurgia generale (10), medicina generale (12), ortopedia e traumatologia (10), terapia intensiva (4) e oncologia (6), oltre ai 50 posti di recupero, riabilitazione e lungodegenza già esistenti.
“Era tutto previsto ma nulla realizzato”. “Gli atti di programmazione, infatti, contemplavano espressamente la piena sostenibilità economico-finanziaria sia per la ristrutturazione che per la gestione. Basta leggere i bilanci 2023/2024 dell’Azienda Ospedaliera “San Pio” per rimanere basiti: ci troviamo di fronte a previsioni di bilancio immaginarie o, in alternativa, a una conclamata incapacità gestionale”.
L’effetto più tangibile di questa débâcle – continua la nota – è l’esodo di pazienti sanniti verso il Pronto Soccorso di San Felice a Cancello, in provincia di Caserta. Gli accessi sono aumentati significativamente nelle ore notturne, proprio quando il Sant’Alfonso chiude i battenti “per orari d’ufficio”.
Cittadini di Airola, Cervinara e altri comuni della Valle Caudina – che in condizioni normali avrebbero naturalmente fatto riferimento all’ospedale di Sant’Agata de’ Goti – sono costretti a migrare verso il Casertano per “scampare” al sovraffollamento cronico degli ospedali “Rummo” di Benevento e “San Sebastiano” di Caserta. Una migrazione che non è solo indicatore del disagio locale, ma anche conseguenza di un sistema sanitario regionale sempre più in affanno.
“La riduzione funzionale del P.S. ha creato un effetto domino negativo sull’intero sistema sanitario regionale”. Il problema – spiega Boccalone – non è solo organizzativo ma tocca la salute pubblica nel suo complesso. Pazienti con patologie cardiache, neurologiche e traumatologiche si trovano in una condizione di particolare vulnerabilità, costretti a percorrere chilometri aggiuntivi per raggiungere un Pronto Soccorso funzionante, perdendo tempo prezioso in situazioni dove ogni minuto può fare la differenza.
Oltre la pur positiva iniziativa del ricorso che ha portato alla sentenza del TAR., occorre chiedersi quale scenario ci troveremmo di fronte qualora il Pronto Soccorso fosse riaperto h24 senza un’adeguata ed efficiente organizzazione dei reparti. Ci troveremmo comunque di fronte a un presidio privo di funzionalità.
Il nodo della questione è proprio questo: i reparti costituiscono la parte vitale per dare risposte concrete alle esigenze di emergenza-urgenza. Senza la loro piena operatività, anche un Pronto Soccorso aperto 24h su 24h rischierebbe di essere poco più che una scatola vuota.
“Quando la realtà è diversa da quanto si programma e si promette”, conclude amaramente Boccalone, “il territorio e le comunità hanno giuste motivazioni per sentirsi presi in giro. Tutto ciò evidenzia gravi deficit organizzativi e gestionali da parte del governo regionale. Sarebbe necessario dare finalmente attuazione al decreto 41 del 2019 per dare senso e sostanza alla presenza del presidio, altrimenti continueremo ad avere un nosocomio privo di funzionalità. Un’offesa alla dignità di un intero territorio”.
Il caso di Sant’Agata è espressione di un sistema sanitario fragile che tocca l’intero territorio sannita. Non possono non essere spese riflessioni in merito a: P.S. “San Pio” ingolfato, liste d’attesa senza controllo, ambulanze senza medico sostituite da auto mediche, fino al Presidio ospedaliero di Cerreto di cui si è annunciata più volte l’apertura ma mai riaperto. Un sistema inefficiente, avvalorato da un alto tasso di mobilità sanitaria passiva verso altre Regioni. Il tutto per un valore complessivo che dal 2015 al 2025 è passato da 500 milioni a 700 milioni di euro. Risultato: più soldi e meno sanità.
Il cronico ritardo nella realizzazione di Case di comunità e Ospedali di Comunità, tutte previste e finanziate dal PNRR, per dare sanità al territorio, non hanno ancora consistenza, rallentando di dare modernità ed efficacia al sistema sanitario. Allo stato case di Comunità = 0; Ospedale di Comunità = 1 ma in attesa di completa funzionalità.
Questi sono i “miracoli” di De Luca. Roberto Fico è complice, non può nascondere dieci anni di disastri e amministrazione fallimentare della sinistra in Campania”, conclude Boccalone.



