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Comitato sannita ABC: ‘Ennesima bocciatura per Sannio Acque’. Replica al vice sindaco De Pierro

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“Il comitato Sannita Acqua Bene comune associazione a tutela dell’acqua pubblica, libera da ogni partito o movimento politico, ispirata unicamente dal referendum del 2011 e dall’Enciclica Laudato sì di papa Francesco – si legge in una nota – prende atto della quinta bocciatura di Sannio Acque srl che certifica il fallimento del modello misto ad effettivo controllo privato scelto dall’Ente idrico Campano a trazione Mastella. La miopia del distretto sannita che spinge verso una selvaggia privatizzazione della risorsa idrica è orami a tutti chiara, eccetto che al coordinatore di distretto Pompilio Forgione che continua a sbattere la testa contro una scelta impopolare ed illegittima.

La delibera della Corte dei Conti – prosegue il comitato – contiene principi estremamentechiariche consentono di capireil pasticcio giuridico contenuto nello statuo di Sannio Acque srl.

Nel deliberato la Corte parla di una partecipazione pubblica frammentata anche se maggioritaria che “non garantisce lo status di controllo pubblico”. Si stigmatizzano, inoltre,le norme dei patti parasociali, quali le attribuzioni al socio privato di designare l’amministratore delegato e il direttore generale “che rischiano di limitare la capacità dei soci pubblici di esercitare un influenza dominante sulla costituenda Sannio Acque s.r.l.”Nella pronuncia si fa esplicito riferimento all’art. 22 dello statuto della società che “sembra attribuireal socio privato una sorte di potere di veto sulle decisioni assembleari”. Si capisce altresì chiaramente, da quanto si legge a pagina 19 della pronuncia, che i costi degli investimenti “sono interamente coperti da tariffa”, il che significa con i soldidei cittadini. Per non parlare, poi, dei rimborsi ai gestori uscenti che prevedono ben 41 milioni di euro a Ge.se.sa. spa, a fronte di5 milioni ad Alto Calore ed un bel nulla alle decine di comuni sanniti che con tanti sacrifici gestiscono il servizio idrico in economia. Di fatto queste previsioni hanno legittimato la circostanza che ad aggiudicarsi la gara fosse Acea, atteso che buona parte dell’importo versato sarà riconosciuto a titolo di rimborso alla partecipata Gsesesa.

Ma la considerazione più grave espressa dalla Corte sulla delibera del Comune di Solopaca è che manca un’analisi della sostenibilità economica soggettiva dell’operazione e non vi è “una corretta allocazione del rischi, che aprono al rischio di un’incontrollata esposizione del socio pubblico”.

Ultima cosa ribadita dalla Corte dei Conti campana è che néSolopaca, né glialtri comuni, hanno adempiuto alla consultazione pubblica, obbligatoria per legge in casi di costituzione di società a partecipazione pubblica. È evidente che la politica privatizzatrice teme il confronto con l’opinione pubblica, perché ben pochi cittadini avrebbero avallato la volontà di cedere ai privati per 27 anni la risorsa più preziosa di cui dispongono, a vantaggio esclusivodegli interessi privati, unici a trarneprofitto. Altrimenti il comune di Benevento non avrebbe affossato le 3.300 firme che nel 2019 il Comitato Abc aveva raccolto per indire un referendumcomunale e chiedere ai cittadini di esprimersisu una gestione totalmente pubblica.

La proposta referendaria ebbe il pieno appoggio dell’Arcidiocesi di Benevento che facilitò la raccolta firme anche davanti alle chiese, ma evidentemente troppa democrazia non piaceva a chi aveva già deciso al di sopra della volontà popolare.

Quello che più ci amareggia è che, davanti a tali e violazioni dell’interesse pubblico, il vicesindaco di Benevento, che di professione fa l’avvocato e non dovrebbe avere difficoltà a comprendere le evidenti criticità evidenziate, abbia dichiarato alla stampa che “Nessuna bocciatura è arrivata dalla Corte dei Conti per Sannio acque srl”. Addirittura, De Pierro ha avuto il coraggio di affermare che si “tratta di un modello gestionale che rappresenta la migliore attuazione di una reale ed efficace tutela dell’acqua pubblica e degli esiti del referendari del 2011”. Queste dichiarazioni sono davvero inaccettabili edi estrema gravità,in quanto l’unica ad essere tutelata da Sannio Acque srl è Acea Spa.

Abbiamo il dovere di informare ancora una volta i cittadini che questo modello è in palese violazione della volontà popolare di 26 milioni d’italiani, che volevano l’acqua fuori dal mercato e nessun profitto sulla risorsa. Una cosa è dire che il referendum è stato tradito da tutti i governi dal 2011 ad oggi, perché manca una legge di attuazione, altra è affermare che Sannio Acque tuteli l’acqua pubblica. Lo andassero a raccontare ai disgraziati cittadini delle contrade Nido, Laura, Castagneto e Torello di Melizzano che vivono situazioni da terzo mondo, “servite” (per modo di dire) da Ge.se.sa. Spa (società mista con un passivo in bilancio di 51 milioni di euro), con erogazioni per poche ore al giorno ed approvvigionamenti del tutto carenti senza neanche la garanzia delle autobotti.I cittadini di quelle contrade sono in balia di un numero verde che se tutto va bene apre la segnalazione che verrà evasa dopo 24/48 ore.Diversamente sono costretti a chiamare aziende private per caricare in autonomia le proprie cisterne senza poter usufruire di acqua potabile ma almeno garantirsi i servizi igienici.
Il problema nasce soprattutto dai cambiamenti climatici e dalla diminuzione della risorsa, ma allo stesso tempo è menzognero proporre come risposta il ricorso al mercato, perché le multinazionali non esiteranno a farci pagare l’acqua a peso d’oro. I modelli pubblici virtuosi esistono, basti guardare alla gestione pubblica di Milano o senza andare molto lontano a quella di Napoli Abc azienda speciale, dove le perdite sono ridotte, le tariffe basse e gli utili direttamente reinvestiti nelle condutture. Il nostro motto (quello del referendum del 2011) resta sempre: “Si scrive acqua e si legge democrazia”, altro che Sannio Acque s.r.l.”, conclude il Comitato.

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