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AMBIENTE

Pini e sequestro, interviene De Iapinis: ‘Perché tanta fretta nel tagliare? Urgenza è differente da presunta pericolosità’

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“Noi lo avevamo previsto. Anche la Soprintendenza ora si prenda le sue responsabilità di fronte alla legge, che deve fare il suo percorso. Perché questa accelerazione su fatti così delicati? Si poteva anche mandare un plico cartaceo alla Soprintendenza, bastava un’ora per recapitarlo e, comunque, la stessa avrebbe dovuto avere i tempi reali per constatare i fatti, con molta serietà, perché trattasi di zone vincolate (qui non vige nessun silenzio-assenso). Il dirigente sapeva bene quello che faceva e i rischi che avrebbe corso. Aspettare anche un mese, visto che sono passati anni, non avrebbe cambiato nulla”. Inizia così la nota di Ambner De Iapinis, presidente del Movimento Città Verde.

“Quindi, chi rischiava sapeva di rischiare, perché l’ingegnere è persona capace ed oggi si prenda le sue responsabilità come responsabile del settore. L’opinione pubblica è stata inondata anche da “falsi allarmi” ripetuti ossessivamente. Ormai sul viale degli Atlantici il danno è fatto.
Perché iniziare proprio da Viale Atlantici? La legge è legge e va rispettata. Ricordiamo, oltretutto, la delibera 41 del 2020, ancora in vigore, che prevedeva, se non fosse stata di fatto bloccata, l’abbattimento di oltre 350 alberi, nessuno escluso, sani e non, di tutta la parte alta della città (Viale Atlantici, Via Fratelli Rosselli e Pace Vecchia). Già c’era, quindi, una chiara volontà di abbattere gli alberi.

La cosa – prosegue De Iapinis – avrebbe devastato tutto l’ecosistema della città, di un viale tra i più belli d’Italia i cui pini furono definiti dal sommo esperto di pinus pinea, Morelli, “unici e irripetibili”. In fondo, a me dispiace affondare ancora la lama su questo argomento perché, comunque, sono legato da affetto all’uomo che ha partorito questa vicenda, ma la cosa è molto seria, troppo seria per lasciar correre. Io avevo chiuso questa battaglia dopo la sentenza del giudice Murgo, ma ritengo doveroso, essendo stato a capo della lotta, dire la mia.

Tornando ai fatti, si ribadisce che se la procedura non era regolare, non si poteva procedere al taglio degli alberi. Dalla nota del 30 ottobre del 2018, inviata al comune dalla soprintendenza, protocollo n.0017561 del 6.11.2018 si evince chiaramente che l’Amministrazione può procedere all’abbattimento solo in caso di urgenza. Recita esattamente la nota: “Per quanto riguarda gli interventi sugli alberi ricadenti in area sottoposta a tutela di cui alla seconda e terza parte del codice dei beni culturali – D.to Leg.vo 42/2004, si comunica che prima di ogni singolo intervento dovrà essere adottata la procedura autorizzativa nel rispetto degli art. 21, ovvero 146 del succitato D.to Leg.vo, fatti salvi gli interventi a carattere d’urgenza da eseguire per la tutela della pubblica e privata incolumità….”.

Per noi urgenza significa che un fulmine colpisce un albero e lo spezza, allora intervengono i pompieri e l’abbattono. La cosa è differente da una presunta pericolosità. Poiché, quindi, non è consentito di poter procedere all’abbattimento di alberi in zone vincolate senza autorizzazione della Soprintendenza, se ciò è avvenuto si presume sia contra legem. Perché tanta fretta? Una fretta che ha quasi il sapore di un “eccesso di legittima difesa”, conclude De Iapinis.

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