ECONOMIA
Cosa ne sarà dei pub sanniti? Futuro incerto tra delivery, asporto, riaperture e pochi aiuti
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Istituzione, punto di riferimento e stile di vita. Ma anche un luogo dove trascorrere del tempo libero in compagnia degli amici per sorseggiare insieme una birra al bancone. Anche nel Sannio resiste il fascino da luci soffuse della public house, meglio conosciuta come pub, uno dei settori maggiormente colpiti dall’emergenza covid e che potrebbero rischiare la chiusura definitiva: luoghi speciali e anche di qualità – diversi sono presenti nel centro storico di Benevento e tantissimi sono sparsi su tutto il territorio provinciale -, con lo scopo non solo di condividere cibo, ma anche di far convivere clienti, dar scambiare opinioni, ridere e scherzare. In questi lunghissimi giorni di quarantena a tanti, giovani e meno giovani beneventani, manca quella lanterna accesa – tratto distintivo sin dall’antichità della presenza di una ‘public house’ – che dà l’idea del ristoro e dell’accoglienza semplice e cordiale.
Ntr24 ha chiesto il parere di alcuni titolari di locali sanniti, a Benevento e in provincia, per capire come stanno vivendo questo momento drammatico e come si stanno organizzando per il futuro.
Mirko Cavuto (La Compagnia del Prosciutto – Benevento): “Non riapriremo con il delivery in quanto, in seguito alle condizioni paventati dalla Regione Campania, ci risulta abbastanza complicato portare avanti il lavoro. Non puntiamo il dito contro chi ha deciso di aprire la propria attività, anzi mandiamo un grande ‘in bocca al lupo’: credo infatti che in questo momento storico fare ‘una guerra tra poveri’ sia la cosa più deleteria. Per quanto riguarda gli aiuti economici, oltre a confidare in un maggior sostegno da parte dello Stato, speriamo anche in un maggior buonsenso e flessibilità da parte delle istituzione locali, specialmente andando incontro all’estate”.
Mario De Ianni (Alterego Beer & Food – Benevento): “Per quanto riguarda il nuovo dpcm abbiamo deciso di non consegnare a domicilio i nostri prodotti. Valuteremo una possibilità di apertura per l’asporto il prossimo 4 maggio, pur avendo tantissimi dubbi. Rimaniamo in attesa di capire quali siano le modalità di riapertura dal primo giugno. Sulle misure di sostegno del Governo, in netto ritardo, penso che siano soltanto una goccia nel mare rispetto alle spese affrontate dalle nostre attività. Rimaniamo fiduciosi, ma attendiamo di capire come e quando riaprire”.
Andrea Borea (Sherlock Public House – Benevento): “Sicuramente non ripartiremo con il delivery e l’asporto poiché il nostro locale non è nato per quel tipo di servizio e non potrebbe sostenersi. Ultimamente (prima della chiusura forzata) avevamo attivato questo servizio tramite Consegnam ma era un di più, certamente non l’attività principale. Per quanto riguarda gli aiuti di governo diciamo che al momento sono inesistenti. Viviamo nell nell’incertezza e speriamo in un aiuto tempestivo soprattutto sui costi fissi che abbiamo ( locazione e bollette) altrimenti la ripresa sarà lenta e faticosa. Noi saremo contrari anche ad una ripartenza con posti notevolmente ridotti in quando il nostro è un luogo che si è caratterizzato nel tempo per essere un luogo di ritrovo, di aggregazione e si snaturerebbe totalmente (perderebbe senso anche la birra alla spina). Per non parlare dell’incertezza assoluta in cui versano i nostri dipendenti.
Danilo Campolattano (OllivanderS – Beneventum Public House): “In questa settimana non ripartiremo con le consegne a domicilio. Abbiamo un food cost abbastanza alto e prezzi di vendita contenuti: per questo motivo non riusciremo a riaprire coprendo anche le spese di consegna. Al 90% ripartiremo con l’asporto da lunedì 4 maggio. Stiamo valutando anche possibili turnazioni di personale da giugno, quando speriamo ci sia il servizio ai tavoli. Ci aspetteranno dei momenti difficili, bisognerà lavorare su nuove idee. Da ottobre avevamo avviato i lavori per la realizzazione di una nuova sala, non tanto per l’aumento dei posti a sedere quanto per aumentare la comodità del locale. Speriamo che questo nuovo spazio possa aiutarci a lavorare meglio in questo momento di enorme difficoltà. Il Governo sta adottando tutte le misure possibili per la salvaguardia della nostra salute, ma aiuti per aziende, ristoratori e dipendenti – che ancora non percepiscono la cassa integrazione – ancora non ne sono arrivati”.
Mario D’Addio (Historia Birreria – Puglianello): “La nostra categoria, a quanto pare, dovrà fare ancora qualche settimana di sacrificio. Il primo giugno sarà una riapertura nell’incertezza totale per quanto riguarda gli avventori, le misure da adottare, l’affluenza e il fatturato (si prevede una riduzione del 60% circa). Stiamo immaginando di ridurre sia la proposta gastronomica (dal food al beverage), ma credo che questo non sia sufficiente a superare questa fase di difficoltà evidente. Abbiamo bisogno di sussidi e di aiuti concreti e seri da parte del Governo’.
Giuseppe Orlacchio (Rise Beer and Food – Benevento): “Ripartiamo con il delivery da questa settimana. Avevamo già prima dei clienti con l’asporto e altri che avevano piacere a utilizzare il take away. Tutti ci siamo cimentati in casa con la realizzazione di pizze e panine, ma ora noi siamo pronti a riprendere il nostro lavoro con un menù semplificato e abbordabile. Rispetteremo le norme richieste dai decreti ministeriali. Ripartiamo per offrire a voi un servizio e per la sopravvivenza dell’attività.
Suny De Dona (Spazio Piper – Montesarchio): “Stiamo lavorando per farci trovare preparati per il primo giugno, quando sarà prevista l’apertura della nostra attività. In questo mese ci concentreremo all’apertura e all’allestimento del nostro spazio esterno, che ci garantirà un maggior distanziamento sociale. Abbiamo pensato di introdurre un obbligo di prenotazioni per fasce orarie in modo da evitare flussi all’ingresso e assembramenti di persone. Inoltre, introdurremo un menù molto più smart, in modo da velocizzare il servizio al tavolo. Riteniamo inoltre che il ‘take away’ e il delivery siano due strumenti di fondamentale importanza in questo periodo di difficoltà, perché permetterebbero di raggiungere i nostri clienti e proseguire la nostra attività: pertanto, stiamo cercando di attivare un delivery autogestito che ci consentirà di raggiungere diversi paesi della Valle Caudina. Sulle disposizioni governative, infine, ci saremmo aspettati un intervento celere e immediato perché le attività ristorative – chiuse per due mesi – hanno comunque generato costi. Avremmo preferito lavorare almeno con il delivery in modo da sostenere almeno parte dei costi, ma in Campania questa possibilità non c’è stata data. Non è tempo di polemizzare, bisogna rimboccarsi le maniche e andare avanti e trovare elementi di positività anche in questo momento così difficile”.
Giuseppe Mignone (Drogheria Frittole e Locanda dei Sanniti – Benevento): “Con la situazione attuale abbiamo deciso di non riaprire il prossimo 4 maggio. Abbiamo ancora un bel po’ di problemi sia con le casse integrazioni sia con le disposizioni prima messe e poi tolte il giorno dopo. Ci organizzeremo per il 9 maggio, con tutte le precauzioni del caso: qualcosa è stato mosso, ma con queste calamità naturali la situazione è grave. Qualsiasi forma di aiuto può far solo bene ad un commercio che lentamente sta andando alla deriva. Ci auguriamo che gli organi preposti possano darci una grande mano e venirci incontro in merito alle problematiche che avremo nei mesi a seguire.
Stefano Bernardi (BeerBante e Maccherone – San Giorgio del Sannio): “Per quanto riguarda la riapertura, le paure e i punti interrogativi sono tanti e grandi. Il neonato Maccherone resterà in standby, ma ricominceremo dal nostro pub storico BeerBante. Fino ad ora gli aiuti del Governo non sono stati adeguati come forma di sostegno per l’emergenza attuale e per la ripartenza. Fortunatamente le restrizioni – per quanto concerne l’asporto e la consegna a domicilio – si sono ammorbidite, quindi da lunedì ricominceremo questo servizio per il territorio e per i nostri affezionati clienti. Nonostante la positività che abbiamo, non riusciamo a organizzare per lunghi periodi e al di là del momento. Sono sconcertato, sembra di vivere nella canzone di Pino Daniele, ‘Na tazzulella ‘e cafè. Non è cambiato nulla e continuerà così con altre ‘mandrakate’ italiane”.
Mauro Capobianco (Craven Road – Benevento): “Adesso il futuro è complicato. Supereremo questi momenti, ma sarà un nuovo tipo di lavoro: cambierà tutta la gestione con il cliente. Stiamo pensando di organizzarci quanto prima con il delivery, ma faremo di tutto per apporre delle modifiche sostanziali per preservare i clienti e non commettere errori. Pochi gli aiuti dati dal Governo e ancora non arrivano: quel poco arrivato, come i 600 euro, non è bastato a sopperire a nessuna spesa. Credo che lo Stato debba aiutarci maggiormente non solo economicamente, ma anche agevolandoci burocraticamente in parecchie cose: deve aiutare la singola attività a non morire. Un bene, infine, l’apertura al primo giugno: la gente sta prendendo sottogamba la questione e c’è il rischio di tornare al punto di partenza. Sono convinto che la situazione migliore sia quella di aspettare”.