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Calcio

Vigorito e il ‘sogno’ della A: “Prima non eravamo pronti. Ora voglio tutti vicino”

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“Il Benevento non era pronto per la Serie A, una volta che eravamo arrivati c’è stato un delirio di onnipotenza: pensavamo che nessuno ce le potesse più togliere”. Sono le parole del presidente Oreste Vigorito pronunciate durante la conferenza stampa prima del match contro lo Spezia. Il patron giallorosso ha parlato della prima volta in Serie A, ma anche delle prospettive per il ritorno nella massima serie e la necessità di unire tutta la città intorno alla Strega.

“Non non pensavamo di arrivare in A – ha detto – e la gioia ci ha fatto pensare che la meritavamo tutta quanta, ma l’abbiamo persa. Poi dissi: ‘Noi apriremo un ciclo che ci porterà di nuovo in A, ci vorranno tre anni’. Non avevo fatto i conti con l’allenatore dei record. La sera che Foggia mi ha presentato Pippo, li ho visti ripercorre, spostando i bicchieri, quello che sarebbe stato il cammino di quest’anno e capì che avevamo inserito il tassello giusto per tornare in A. E’ un ritorno meritato e anticipato per il lavoro di Foggia, che è stato bravo a rimodulare in maniera armonica la squadra. Se fossimo andati lo scorso anno avremmo fatto lo stesso errore del primo anno. In Serie A si arriva con un progetto non con una squadra.

Questo anno – ha sottolineato Vigorito – è l’anno della maturazione del progetto di Foggia con la società che gli sta vicino, quando parlo di lui è il punto di arrivo di tutta l’organizzazione della squadra, credo che l’arrivo di Inzaghi abbia velocizzato la nostra preparazione per la A. Inzaghi è un allenatore da 5 stelle e ci ha insegnato qualcosa in più aggiungendola alla nostra esperienza di 14 anni di presidenza. In questa squadra ci sfuggiva quello che volevamo. Oggi io ho la sana speranza che laddove Pippo dovesse vincere altre 7-8 partite andremo in A. Quello che ancora non è pronto, o non ha ancora manifestato di esserlo, è quello che deve esserci intorno alla squadra: il tessuto industriale, commerciale e istituzionale. Noi non vorremmo essere una oasi, ma un delta del fiume; un ramo che si allarga e prende tutti. La prima promozione è stata una festa, ma oggi è una conquista che può portare bonifici economici, sociali e di mentalità. Non ha vinto Vigorito, ma la città, la provincia che si è avvicinata la squadra, ed anche la stampa. E’ il caso che la questione dello stadio venga affrontata con serenità, ma anche con determinazione. L’uomo solo al comando non serve, non si va da nessuna parte. Tutti dobbiamo dare il contributo e non solo nelle partite di cartello.

Fare lo spettacolo in piazza non è per noi – ha aggiunto -. La B ha conservato una posizione intermedia ed è una ascensore. A noi l’ascensore ci fa male, vogliamo un programma più stabile, ma da solo non posso. La squadra in A è in grado di dare respiro al turismo, al commercio e visibilità alla città. I benefici non vanno alla squadra, ma al territorio. Se vogliamo affrontare il calcio vero, dei grandi, bisogna crescere tutti; è una questione di equità, di giustizia sociale. Voglio collaborazione, non mi interessa che qualcuno apra la tasca o il portafogli. Togliamo i sogni e le speranze e arriviamo alle cose concrete: una cittadina come questa partecipa alla Serie A e non mi serve il sold out con la Juventus, ma la presenza contro le dirette avversarie. Nessuno si senta offeso, c’è un bacino di imprenditori del territorio e istituzioni che invito ufficialmente a stare vicino alla società”.

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