CRONACA
Omicidio a Frasso Telesino, incastrati dal GPS: due arresti. Si cercano killer e mandanti
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Due persone – Giuseppe Massaro, 55enne di Sant’Agata de’ Goti, e Generoso Nasta, 30enne di San Felice a Cancello – sono state arrestate nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Giuseppe Matarazzo, il pastore 45enne di Frasso Telesino ucciso con due colpi di pistola davanti casa lo scorso 19 luglio.
Questa mattina l’operazione dei carabinieri, coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, che hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere ai due. L’accusa è per i reati di omicidio premeditato, ma anche detenzione e porto abusivo in luogo pubblico di armi.
Potrebbero – secondo gli inquirenti – aver partecipato al delitto commissionato da terzi: non risultano, infatti, contatti diretti e contrasti tra il pastore sannita e i due, che avrebbero agito a volto scoperto non temendo di essere riconosciuti non essendo del posto.
Le indagini proseguono alla ricerca di almeno un altro componente del commando, che avrebbe colpito a morte Matarazzo. La Procura ritiene infatti che uno avrebbe fornito l’auto e la pistola per commettere il delitto, mentre l’altro era al volante – presumibilmente con una terza persona in corso di identificazione – la sera dell’omicidio.
Non solo: gli investigatori stanno eseguendo in queste ore degli accertamenti patrimoniali nel tentativo di individuare anche eventuali mandanti.
L’OMICIDIO – Come si ricorderà, due persone – a bordo di una vettura di colore scuro – si presentarono davanti all’abitazione di Matarazzo sparando contro di lui 5 colpi di pistola calibro 357 magnum. La vittima era stata scarcerata il 16 giugno 2018 dopo aver espiato una condanna ad 11 anni e sei mesi di reclusione per violenza sessuale nei confronti di due sorelle di Frasso Telesino, minorenni all’epoca dei fatti contestati. Il pastore era in procinto di lasciare il paese per trasferirsi in Germania dove voleva costruirsi una nuova vita.
LE INDAGINI – L’attività degli inquirenti ha permesso di ricostruire la dinamica del delitto e di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei due arrestati, grazie all’analisi di tutti i traffici veicolari GPS, allo studio del traffico delle celle telefoniche sul luogo del delitto, ai servizi di osservazione, alle intercettazioni e all’escussione di numerose persone informate sui fatti.
Secondo i magistrati, inoltre, l’auto di uno dei due, dotata di GPS, a bordo della quale viaggiavano i presunti killer, si trovava esattamente nel luogo e nel momento in cui veniva commesso l’omicidio, per poi scappare – con la targa occultata – ed essere parcheggiata a Sant’Agata de’ Goti, presso l’abitazione di uno dei due indagati. A conferma di ciò anche la testimonianza di un teste, imbattutosi nei presunti sicari in fuga la sera dell’assassinio, che ha riconosciuto il 30enne originario della provincia di Caserta. L’uomo avrebbe anche notato che il veicolo aveva una porzione di targa coperta, dettaglio che lo ha insospettito permettendo agli inquirenti di mettersi sulle tracce dei due arrestati.
E’ stato inoltre accertato che nei giorni precedenti all’omicidio, l’auto usata ha effettuato gli stessi percorsi – ad orari quasi identici – da Sant’Agata de’ Goti a Frasso Telesino e ritorno, suffragando così l’ipotesi che l’agguato del 19 luglio fosse premeditato perché frutto di un’analitica attività di pedinamento della vittima e di sopralluogo.
SEQUESTRI – L’operazione dei carabinieri ha portato al ritiro amministrativo di un fucile da caccia e una pistola 357 magnum, detenuti legalmente da uno dei due indagati. Dopo il provvedimento, sono state captate inoltre alcune conversazioni in ordine alla partecipazione del 55enne e del 30enne all’omicidio.