POLITICA
Zoino: fotografata una realtà politica

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Sulla vicenda del manifesto elettorale fatto affiggere, in città, da Pd e Unione per Benevento, avente ad oggetto i sei consiglieri comunali che hanno tolto il sostegno all’amministrazione uscente decretandone anzitempo la caduta, vicenda che ha assunto risvolti non solo di carattere politico, prende posizione, con una nota, il segretario provinciale dell’Italia dei Valori, Francescio Zoino.
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“Il manifesto fatto affiggere dal PD che ritrae i sei candidati transfughi della maggioranza il cui contribuito è stato essenziale per far decadere il Consiglio comunale e lasciare la città priva di amministratori, non è né ’indegno’ né ‘barbaro’, ma ha fotografato una realtà politica, quella sì penosa, ormai sotto gli occhi di tutti. Sebbene l’irritazione del centrodestra a guida Nardone sia comprensibile, infatti, non è tanto il manifesto a essere l’espressione di una degenerazione politica, quanto piuttosto il contrario: sono i comportamenti politici a generare reazioni dure e iniziative forti, magari provocatorie, certamente legittime. Se il trasformismo diventa la cifra politica di una classe dirigente, se il ‘cambio di casacca’ diventa un’azione lecita e accettabile, allora è tutto l’insieme dei rappresentanti politico-istituzionali a subirne le conseguenze. Il senso di quel manifesto, dunque, sta nella funzione di denuncia di una prassi politica che, sistematicamente, ‘tradisce’ il mandato degli elettori, perché usa la rappresentanza ottenuta per raggiungere fini altri da quelli per cui un consigliere è stato eletto. E nel caso in questione, il tradimento si è consumato non solo nei confronti della propria parte politica, ma ai danni di tutta la città, visto che il mandato è servito, invece che a rappresentare l’interesse pubblico, a far cadere un’intera amministrazione a poche settimane dal voto. Insomma, la ‘barbarie’, tanto pomposamente invocata da Nardone più che investire coloro che hanno tenuto fede alle proprie idee politiche, colpisce coloro che credono che la coerenza in politica non sia più moneta corrente, e dopo aver compiuto atti istituzionalmente ed eticamente deplorevoli, si lamentano del fatto che qualcuno possa ricordarglielo davanti ai cittadini”.