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Libera: “Sapori e saperi” di memoria, di giustizia e d’impegno all’incontro a Castelvenere

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“Sapori e saperi”, come promozione e valorizzazione dei prodotti agro-alimentari realizzati da cooperative sociali e associazioni, che gestiscono i terreni confiscati alle mafie. Vino, pasta, olio, miele e marmellate sui beni che appartenevano alla criminalità organizzata, sono la migliore risposta per fare memoria di tutte le vittime innocenti delle mafie.

Il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie è una delle prove reali che si può provare a costruire qualcosa di ottimale per l’intero territorio, unendo qualità e legalità, occupazione e giustizia. Una vicinanza che si fa concretezza e sostanza verso persone come Antonio Iermano, il quale, commosso, lunedì 12 all’Istituto Alberghiero “Giovanni Salvatore” di Castelvenere (replicherà giovedì 15 marzo ore 10 al Turistico di Faicchio) ha raccontato la propria drammatica storia, quella principalmente di un figlio che ha perso un padre, Aldo, l’autista ucciso dalle Brigate Rosse a Napoli insieme all’assessore regionale al Lavoro (nonché amico storico di una vita) Raffaele Delcogliano il 27 aprile 1982. Ma andiamo con ordine.

Nell’incontro “#100passi nel Sannio verso il 21 marzo…” (incontri di preparazione alla “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” del prossimo 21 marzo: in Campania, lo ricordiamo, partirà un corteo alle ore 9 da Pompei a Scafati) presso l’Istituto Alberghiero di Castelvenere, organizzato dal Coordinamento Provinciale di Libera, s’è respirata a pieni polmoni cultura della legalità.

Territorio, memoria, impegno, beni confiscati. Moderato da Simone Razzano, esponente attivo di Libera che ha sollecitato i ragazzi a condividere il percorso del 21 marzo e a riflettere sul valore della Memoria e dell’Impegno, ricordando soprattutto i quotidiani sforzi di Libera e delle forze dell’ordine impegnate sul territorio, l’incontro, oltre alla testimonianza di Antonio Iermano, ha visto gli interventi di Michele Palmieri della cooperativa sociale di comunità “iCare”, di Giovanni Pio Marenna, presidente diocesano di Azione Cattolica, e del comandante provinciale dei carabinieri Col. Alessandro Puel.

Il giornalista Palmieri ha sottolineato come sia sempre difficile parlare di legalità, di lotta alle mafie e di impegno sociale ai ragazzi degli istituti superiori, in quanto la criminalità s’insinua proprio laddove non si parla di questi temi perché alle mafie fa comodo che non si parli di loro, perché i clan vogliono mantenere un clima di calma apparente in cui agire indisturbati. “iCare è una scommessa”, ha affermato Palmieri.

“Infatti, abbiamo deciso di restare sul territorio, di provare a generare circuiti virtuosi per l’inclusione lavorativa dei svantaggiati, di lanciare progetti di agricoltura sociale e laboratori creativi. Abbiamo deciso di dire “ci interessa” quello che abbiamo intorno, “ci interessa” il problema dell’altro, ci interessano i suoi sogni e le sue fatiche. Abbiamo deciso di lavorare e di fare testimonianza, di vangare il terreno del silenzio, così da innescare dinamiche nuove. Abbiamo deciso di sporcarci le mani per dire che ognuno di noi deve fare qualcosa, affinchè altri non siano lasciati da soli. ICare è nata non per essere semplicemente proposta, ma opportunità per i tanti esclusi”.

Il presidente diocesano dell’Ac Marenna (Ac diocesana che, da due anni, fa parte del Coordinamento provinciale di Libera) ha evidenziato come sia necessario, prima di tutto, informarsi e conoscere, poi indignarsi sempre su quello che non va ed infine provare a fare qualcosa di concreto, scegliendo di testimoniare, di mettere in pratica nei luoghi in cui si vive, giorno dopo giorno, questi valori. Scegliendo, cioè, di dare l’esempio e di seminare speranza.

“Su tutto ciò che riguarda il malaffare nel nostro territorio, di certo purtroppo non immune a comportamenti camorristici anche quando non c’è una presenza diretta dei clan, bisogna promuovere e diffondere in modo continuo e costante la cultura della legalità, rompendo i silenzi e le complicità, contrastando l’indifferenza e cercando, riconoscendoli, i semi di bellezza che servono per innaffiare speranza di legalità, per testimoniare legalità. Attraverso il ripristino della legalità, laddove manca, può essere costruita giustizia sociale. Le diseguaglianze e il disagio sociale possono essere sconfitti solo tramite l’educazione alla responsabilità e alla corresponsabilità di tutti. La diffusione della cultura della legalità passa attraverso l’eticità dei comportamenti e l’eticità dei comportamenti riduce le diseguaglianze sociali”.

Le conclusioni sono state affidate al comandante provinciale dei carabinieri Puel, il quale, nello spiegare agli studenti cosa vuol veramente significare legalità e nell’accennare alle fake news, si è soffermato con accuratezza sul valore delle libertà, conquistate duramente e non così scontate nel resto del mondo: “Nel momento in cui darete i vostri valori positivi come un qualcosa di scontato e non da costruire e da trasmettere, vi verranno portati via senza che voi ve ne accorgiate. Vi verranno portati via perché, di fronte alle illegalità, avrete scelto di girarvi dall’altra parte”.

Altissime l’attenzione e l’interesse degli studenti presenti rispetto ai temi trattati. Erano presenti per un saluto il sindaco di Castelvenere Mario Scetta, sempre vicino all’istituzione scolastica e sensibile ai temi della legalità, e la prof.ssa Teresa Pietropaolo, collaboratrice della Dirigente dott.ssa Elena Mazzarelli e della prof.ssa Caterina Luciano, docente referente per la “Legalità”.

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