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Il comitato ‘Acqua Bene Comune’: no a privatizzazione. Si rispetti referendum 2011

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“Il Comitato Sannita Acqua Bene Comune, che ha ripreso le attività sul territorio grazie anche allo sprone e al supporto di Padre Alex Zanotelli e del Coordinamento Campano per l’Acqua Pubblica, esprime un profondo disappunto per quanto sta accadendo sia a livello nazionale che locale sul tema della privatizzazione dell’acqua.

E’ inaccettabile, infatti, l’emendamento alla legge di stabilità 2018 approvato dalla Commissione Bilancio della Camera che consente ai Comuni che privatizzano i servizi (acqua, trasporti, rifiuti, energia), di poter utilizzare gli introiti derivanti dalla vendita di beni immobiliari e mobiliari per abbattere il debito, e, in questo modo, creare nuovi spazi di spesa corrente.

Tale emendamento – si legge nella nota – è ancor più inaccettabile perché questa linea, portata avanti anche dal precedente Governo (la legge di Stabilità 2015, infatti, ha incentivato i Comuni a privatizzare i servizi pubblici a rete, acqua inclusa, attraverso sconti sul Patto di Stabilità interno), tende chiaramente a proporre soluzioni appetibili per i Comuni in difficoltà a patto, però, di utilizzare la gestione privata dei servizi.

In direzione della privatizzazione pare si muova anche Gesesa, gestore del servizio idrico per il Comune di Benevento, che ha espresso la volontà di aumentare il proprio capitale attraverso l’emissione di 1.000 nuove partecipazioni azionarie. Queste partecipazioni sono, con buona probabilità, rivolte ai numerosi Comuni del distretto idrico Calore Irpino (una quarantina), previa la rinuncia dei soci al diritto di opzione di loro spettanza (a partire dal Comune di Benevento).

Secondo Gesesa questa scelta è necessaria “per dare attuazione ad una strategia operativa preordinata al potenziamento della società e all’ottimizzazione delle risorse e delle dinamiche tese al perseguimento degli obiettivi imprenditoriali”.

Probabilmente, invece, aumentare il numero dei Comuni soci può essere utile a Gesesa per competere con Alto Calore per la gestione dell’acqua in Campania.

E Gesesa, lo ricordiamo, è controllata al 58% da ACEA, la quale a sua volta è partecipata al 51% del Comune di Roma ma, per la restante parte, è sotto il controllo del gruppo Caltagirone e della multinazionale francese SUEZ.

E’ evidente che tutto ciò va contro gli esiti del referendum sull’acqua pubblica del 2011, con il quale 26 milioni di italiani hanno votato perché l’acqua uscisse dal mercato e la gestione del servizio idrico rimanesse totalmente pubblica.

Per tutti questi motivi, il Comitato Sannita Acqua Bene Comune si impegna a portare avanti sul territorio attività d’informazione sulla questione della privatizzazione dell’acqua e dei servizi in generale, nonché tutte le azioni pacifiche di resistenza e di pressione democratica sulle Istituzioni, affinché venga rispettato l’esito del Referendum del 2011 e venga posto un freno ai tentativi di privatizzazione dell’acqua nel Sannio.

Papa Francesco – conclude la nota – ha sintetizzato in maniera mirabile questo problema nella sua Enciclica Laudato Si’, dove al capitolo I (La questione dell’acqua) dice testualmente: “Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato.”

“Si può diventare legalmente padroni dell’acqua, ma non se ne può essere eticamente padroni, dal momento che l’acqua è un bene da cui dipende l’esistenza dell’umanità”, ha affermato in un recente incontro, Padre Zanotelli e su queste basi il Comitato vuole lavorare perché nasca nel Sannio una  grande mobilitazione popolare per l’acqua bene comune”.

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