CRONACA
Data per spacciata a Benevento, salvata al Ruggi d’Aragona

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La sua vita sembrava appesa a un filo. I figli, nella disperazione più totale, avevano perfino chiamato le onoranze funebri per preparare la mamma all’ultimo viaggio. Invece la medicina, quando diventa accessibile, può compiere veri e propri miracoli. Storia di ordinaria ”buona sanità”, quella della signora Giovanna D’Agostino, 76 anni di Circello, in provincia di Benevento, che il 26 marzo scorso giunge in condizioni disperate nel dipartimento di cardiologia dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno.
Dopo un primo malore, era stata ricoverata al Fatebenefratelli di Benevento, ma la diagnosi poco chiara e l’improvviso aggravarsi delle condizioni della paziente, avevano spinto i medici beneventani a convincere i familiari a riportarla a casa, per farle trascorrere in serenità le ultime ore di vita. Ma a casa, la signora Giovanna ha ripreso conoscenza. E i figli hanno deciso di non darsi per vinti. Da qui la telefonata al cardiologo compaesano, che la visita e consiglia il trasferimento all’ospedale di Salerno.
«La signora è giunta in condizioni precarie – ha spiegato il primario di cardiochirurgia, il professor Giuseppe Di Benedetto – Abbiamo diagnosticato una rottura dell’aorta con tamponamento cardiaco, quindi l’intervento era necessario. Dalle 23.30 alle 4 del mattino successivo abbiamo eseguito la sostituzione dell’aorta ascendente e dell’emiarco con una protesi». Il risultato? La signora D’Agostino sta bene, forse verrà dimessa oggi stesso e potrà tornare alla vita di sempre. Felici ed emozionati i figli Rocco e Teofilo che ieri mattina hanno raccontato la loro disavventura a lieto fine.
«Non vorrei si riducesse tutto a un caso di buona sanità rispetto a un ipotetico errore commesso da altre strutture – ha affermato il manager dell’azienda ospedaliera Attilio Bianchi – Partiamo da questa vicenda per rilanciare l’idea di una messa in rete delle competenze e delle conoscenze tra gli ospedali campani. Non deve essere un caso del destino che un paziente, bisognoso di cure particolari e altamente specializzate, risolva il suo problema e si salvi la vita».
Un concetto che Bianchi trasferisce nel suo approccio al piano di accorpamento degli ospedali riuniti nell’azienda S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona: «È necessario – dice – un sistema di collegamento tra i presidi, che si devono differenziare per specializzazioni e intensità delle cure. Non intendiamo chiudere nulla, vogliamo solo riorganizzare le competenze».
Fonte | www.positanonews.it