SOCIETA'
Bencardino contro de Rossi, l’ex rettore risponde ai docenti: “Nulla da invidiare”

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“Il comunicato stampa dell’Università del Sannio, in riscontro alla mia ‘Lettera Aperta’ fa riferimento, come motivazione del mio intervento, ad atteggiamenti rancorosi. In verità, mi sembra di aver denunciato fatti ed episodi di una certa gravità, tra l’altro comunicati al rettore con più missive senza avere avuto mai riscontro”. Così Filippo Bencardino, risponde ai docenti universitari intervenuti nella querelle con il rettore dell’Unisannio, Filippo de Rossi.
“Ho semplicemente posto in evidenza tre problematiche principali: democrazia, legalità, programmazione – prosegue Bencardino -. La risposta di larga parte della “Corporazione” è stata semplicemente quella di rinchiudersi in una “torre di sabbia”, sperando così di sottrarsi alle proprie responsabilità. Una Comunità che si rifiuta di discutere e di confrontarsi su problemi rilevanti, di guardare al passato e di interpretare il presente, rifugiandosi nella quotidianità non ha le necessarie energie per poter impegnarsi nella ricerca di una nuova visione strategica, autorigenerandosi.
Personalmente – prosegue la nota -, insieme ad altri sei o sette colleghi, mi sono trasferito a Benevento già da professore di prima fascia, nella speranza di realizzare un sogno, ormai svanito. Ho un curriculum più che dignitoso, ho avuto una carriera piena di soddisfazione, anche al di là di quello che potessi immaginare. Attualmente sono presidente di un prestigioso centro di ricerca con rilevanza internazionale, con sede in Roma. Il mio gruppo ha dato lustro all’Ateneo.
Non ho quindi da invidiare niente a nessuno, né nutrire rancori verso qualcuno – conclude Bencardino -. Sbrigarsela con queste motivazioni è troppo comodo. Amarezza sì, e tanta, per come si vive oggi nell’Ateneo. Gli errori sono sempre possibili, ma riflettere su di essi aiuterebbe a non perseverare. Ci vuole, però, tanta forza morale e tanta onestà intellettuale. Con questa nota mi taccio. Non parteciperò più a nessuna attività dell’Università. Non ne vale proprio la pena”.