CULTURA
Musica: il jazz torna protagonista nel Sannio. Dal 17 luglio all’8 agosto va in scena Riverberi 2014

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A quattro anni di distanza dall’unica edizione, Riverberi, il jazz festival di Benevento, sarà di nuovo in scena. Il direttore artistico Luca Aquino, uno dei più talentuosi ed apprezzati musicisti del panorama jazzistico nazionale ed internazionale, ha deciso di fare un regalo alla sua città e con la collaborazione di alcuni tra i suoi amici più cari, tutti volontari a costo zero, ha dato il via ad un nuovo, ambizioso progetto.
Con una scelta mirata: nessun finanziamento pubblico per Riverberi 2014, che godrà invece del supporto di imprenditori privati, liberi professionisti, gente comune.
Riverberi, dunque, torna e raddoppia, perché oltre che nel capoluogo, farà tappa in diversi comuni del Sannio con un carnet ricco di proposte, anteprime ed esibizioni d’autore.
Numerosi gli eventi in programma, che si snoderanno dal 17 luglio all’8 agosto in location suggestive quali il giardino di Palazzo Casiello (in piazza Santa Sofia), il cortile di Palazzo Pallante Bosco Lucarelli (in piazza Roma), lo spazio all’aperto interno al Convitto Nazionale (piazza Roma), il Chiostro di Santa Sofia, il cortile di Palazzo Dell’Aquila (in piazza Orsini), oltre che negli incantevoli borghi di Pesco Sannita e Pietrelcina.
Riverberi nasce e si propone come frontiera dell’esplorazione, della sperimentazione, della ricerca e della innovazione musicale: un festival interamente autofinanziato che si proietta in una dimensione non elitaria ma popolare, con la musica jazz che si apre al grande pubblico e a tutte le generazioni.
Riverberi 2014 è il contemporaneo che si fonde con l’elettronico, la tradizione miscelata alla modernità, ritmi e suoni provenienti dalle più svariate culture regionali distillati da armonie europee in grado di produrre brividi e vibrazioni evocative.
Mostri sacri, performer affermati, artisti emergenti e talenti locali s’avvicenderanno nel ruolo di protagonisti, per dar vita ad un festival che punta a rispolverare il gusto musicale, e, perché no, ad avvicinare al jazz e alla sua poesia anche i palati meno “sopraffini”.