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Aree interne, tra protezione familiare e il desiderio di città: lo studio che dà voce agli adolescenti
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L’adolescenza nelle aree interne italiane oggi è fatta di attese e desideri che guardano altrove. È questo il ritratto che emerge dal progetto DAAI – Dialoghi Adolescenziali Aree Interne, promosso dall’ASL – nell’ambito della Linea Progettuale ‘Equità in ambito sanitario” insieme all’Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali (IPRS ETS). I risultati della ricerca sono stati presentati questa mattina nel corso di un convegno svolto nella sede di Confindustria, a Benevento.
L’indagine ha coinvolto complessivamente 929 adolescenti tra i 12 e 18 anni provenienti da cinque regioni con un campione bilanciato per territorio di residenza (aree interne e metropolitane). La partecipazione è stata possibile grazie alla collaborazione con 26 istituti scolastici tra Comprensivi, Licei, Tecnici, Professionali e Centri di Formazione Professionale.
L’obiettivo della ricerca era rispondere a una domanda semplice e cruciale: come si cresce oggi dove tutto sembra lontano? La sofferenza adolescenziale non riguarda prioritariamente il corpo o le relazioni tra pari, ma si condensa nella scuola, percepita come luogo di pressione e di giudizio. Questo avviene soprattutto nei contesti urbani mentre nelle aree interne le difficoltà assumono una forma più esistenziale e relazionale.
Il ritiro sociale, invece, riguarda soprattutto i capoluoghi mentre nelle aree interne si tende ad esercitare un effetto protettivo, particolarmente evidente nel Fortore. Si tratta di una protezione familiare che nasce da una consapevolezza precisa: i figli dovranno andare via.
La ricerca conferma inoltre un legame netto tra povertà educativa e rischio di ritiro sociale. Dove i genitori hanno un titolo di studio più basso, aumenta la probabilità che i figli manifestino forme più gravi di disagio.
Nei focus group realizzati dal team di ricerca, però un elemento torna con insistenza: nessuno sogna di restare nelle aree interne. La città è percepita come luogo in cui poter studiare, lavorare, spostarsi facilmente, avere accesso ai servizi, ai locali, a un’offerta culturale.
In questo quadro l’ASL di Benevento ha svolto un ruolo importante e attraverso questa indagine ora si possono leggere con maggiore precisione i segnali di sofferenza nei territori interni. Un lavoro che si inserisce in un impegno più ampio per rafforzare la rete dei servizi
Dalla ricerca arrivano anche alcune richieste alle istituzioni. La prima riguarda la salute degli adolescenti, la seconda interessa la scuola individuata come punto più critico e bisognoso di interventi rapidi. Infine, la più ambiziosa ma anche la più urgente, è un invito a non abbandonare le aree interne.
Le dichiarazioni nel servizio video



