Opinioni
Regionali, giovani assenti e urne sempre più vuote: la politica parla ma non li ascolta
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I sondaggi elettorali, fino a quando è stato possibile diffonderli ufficialmente, hanno sostanzialmente previsto un astensionismo record anche in Campania. Dopo le forti diserzioni registrate alle urne nelle ultime elezioni regionali di Marche, Calabria e soprattutto Toscana, anche nella nostra regione il quadro non appare incoraggiante: il tasso previsionale di astensionismo si attesta tra il 44% e il 46%. In pratica, meno di due milioni e mezzo di campani dovrebbero recarsi al seggio.
In vent’anni, un milione circa di cittadini campani si è allontanato dalle elezioni regionali, disaffezionandosi progressivamente all’istituzione democratica regionale. Chi segue costantemente la campagna elettorale, pur senza disporre di dati statistici, può facilmente individuare il grande assente dal dibattito politico: i giovani.
I cosiddetti giovani rappresentano una categoria sociale indefinita per eccellenza. In Italia, per alcuni aspetti, si può essere considerati “giovani” ancora a cinquant’anni, mentre per altri versi si è già “troppo vecchi” a trenta. Al di là delle etichette, da quanto emerge in questa campagna elettorale, risultano sostanzialmente assenti gli ‘under 30’, e la distanza emotiva dall’appuntamento elettorale del 23 e 24 novembre cresce progressivamente al diminuire dell’età, fino a raggiungere il suo picco al ribasso tra i 18/20enni,quella fascia elettorale fresca del superamento della soglia utile per esercitare il diritto di voto.
Nella circoscrizione sannita, le candidature under 40 sono rare, e spesso di contorno. Forse questa fascia d’età è ritenuta troppo inesperta o poco credibile politicamente, mentre, nel frattempo, una metropoli come New York, simbolo globale di innovazione e democrazia, ha affidato la guida politica a un sindaco di appena 34 anni.
Finora, non si registra alcuna forma di coinvolgimento diretto dei giovani nella campagna elettorale, né da parte dei partiti, né dei candidati. Gli under 40, e ancor più gli under 30, sembrano elettori invisibili, a cui nessuno si rivolge. Non ci sono candidati di questa età, ma nemmeno eventi, incontri o iniziative pensate per ascoltare e coinvolgere gli elettori di quel target politico. Negli appuntamenti politici pubblici di cui si hanno ampie tracce, le platee di uditori sono sostanzialmente âgée.
Eppure la Regione, come ente pubblico, gestisce settori che riguardano da vicino il mondo giovanile: l’istruzione, la formazione professionale, la mobilità, i beni culturali, l’ambiente e il turismo. Temi centrali nella vita dei più giovani, che però restano esclusi dal dibattito politico e ignorati da chi dovrebbe chiedere il loro voto ma che si guarda bene dal farlo.
Forse manca il coraggio di parlare a quell’ampia parentesi anagrafica che è costretta a cercare altrove il proprio futuro, lontano da questa terra, non per colpe proprie ma probabilmente per responsabilità di chi oggi non si rivolge a loro. C’è una profonda disconnessione tra chi aspira a governare la Regione e quella vasta platea elettorale che, più di ogni altra, subirà le conseguenze delle decisioni future. Due mondi paralleli che non si incontrano mai o quasi mai, ma che, tuttavia, dovrebbero necessariamente incontrarsi.
Senza un serio tentativo di ricostruire il rapporto con i giovani, sarà impossibile ridurre l’astensionismo e rafforzare la partecipazione popolare alla vita democratica della Campania. Serve cambiare linguaggio e metodo: non scimmiottare superficialmente la comunicazione giovanile via social, ma instaurare una vera connessione con le esigenze e le aspettative degli under 30, che oggi sembrano non interessare a nessuno.


