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SANNIO

Campolattaro, la denuncia di Di Mella (M5s): “Con la centrale idroelettrica disastro ambientale annunciato”

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Una ferita nel cuore del Sannio, un’opera imponente quanto controversa, e una lunga serie di interrogativi ancora senza risposta. È questa, secondo Gaudenzio Di Mella, referente del Gruppo Territoriale Alto Tammaro del Movimento 5 Stelle, la reale posta in gioco dietro la realizzazione dell’impianto idroelettrico Repower a Campolattaro, nel Beneventano.

Una montagna devastata, un lago naturale cancellato, un tunnel scavato per 12 chilometri nelle viscere del Matese – spiega Di Mella – e tutto questo per un impianto pensato da una multinazionale svizzera, in un territorio senza garanzie occupazionali, né benefici concreti per la popolazione locale”.

Il progetto prevede la realizzazione di un impianto idroelettrico sotterraneo tra il bacino artificiale di Campolattaro e un nuovo invaso da costruire sul sito di Lagospino, a Morcone. L’opera, altamente tecnologica, punta a sfruttare un salto idrico di oltre 500 metri per produrre energia durante il giorno e risalire l’acqua tramite un potente sistema di pompaggio notturno. Ma a quale prezzo?

Secondo le analisi tecniche e ambientali diffuse dal M5S, i rischi sono molteplici e gravi, a partire dal depauperamento delle sorgenti idriche che attualmente servono circa 18.000 abitanti in vari comuni della zona. Gli scavi, che attraverserebbero un acquifero carsico altamente fragile, potrebbero compromettere in modo permanente la disponibilità d’acqua potabile.

La Repower, con l’assenso della Regione Campania, ha già previsto la realizzazione di nuovi pozzi nel caso le sorgenti venissero compromesse – denuncia Di Mella – ma si tratta di una soluzione anacronistica, un ritorno indietro di cinquant’anni”.

L’altro grande tema è il destino del lago di Campolattaro, oggi oggetto di progetti di valorizzazione ambientale e turistica. L’esercizio quotidiano dell’impianto comporterà una variazione ciclica di oltre un metro del livello delle acque, con conseguenti correnti, spostamenti della linea di battigia e rischi per la pubblica incolumità. Il risultato? Recinzioni, barriere di sicurezza e un accesso sempre più limitato.

Un lago sempre più simile a un “impianto bunker”, come lo definisce Di Mella, inaccessibile e svuotato della sua funzione ricreativa. Le attività sportive attualmente promosse dal Comune di Campolattaro – canoa, vela e pesca – verrebbero drasticamente ridotte e spostate di 40-50 metri dal punto di risucchio delle pompe. “Un danno economico e sociale enorme per tutta l’area del Tammaro”, afferma il referente del M5S.

Non meno preoccupante è il conflitto con il progetto della Regione Campania per la derivazione delle acque del lago a fini idropotabili. Il continuo movimento di turbinaggio e pompaggio, infatti, comprometterebbe la naturale sedimentazione delle particelle sospese, aumentando la torbidità e riducendo la qualità delle acque destinate al consumo umano.

L’impianto Repower è tecnicamente incompatibile con l’uso idropotabile del lago, ma la Regione ha scelto di non affrontare questa contraddizione”, aggiunge Di Mella. “Non solo: il funzionamento dell’impianto comporterà anche la riduzione del volume utile della diga di Campolattaro, con una riserva idrica effettiva inferiore a quella teoricamente disponibile”.

Ma forse la questione più spinosa è quella ambientale e paesaggistica. Il nuovo bacino di monte, previsto a Lagospino, si troverebbe nella zona 1 del Parco Nazionale del Matese, una delle aree a tutela integrale, dove per legge non si possono realizzare opere invasive. Eppure, denunciano dal M5S, l’intero progetto sembra essere stato approvato senza tenere conto di questo vincolo.

Si sta letteralmente cancellando un lago carsico naturale, situato a 1.000 metri di altitudine, per sostituirlo con una vasca artificiale destinata a contenere l’acqua sporca proveniente dalla diga – attacca Di Mella – È la commedia dell’assurdo”.

Oltre all’impianto in sé, l’intervento prevede anche la costruzione di una linea elettrica da 380 kV da parte di Terna, che attraverserà ulteriormente il territorio, con ulteriore impatto paesaggistico e infrastrutturale.

È un’opera pensata per risolvere i problemi finanziari di un’azienda privata – conclude Di Mella – ma a rimetterci saranno i cittadini, il territorio e il patrimonio ambientale del Sannio. Nessuna garanzia occupazionale, nessuna ricaduta economica strutturale: solo compensazioni monetarie a pioggia e promesse, mentre si autorizza un vero e proprio disastro ambientale nel cuore del Parco del Matese”.

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