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Campoli socio di Sannio Acque: movimenti civici e partiti di sinistra evidenziano a Corte dei Conti errori delibera

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“Il Comitato sannita Acqua Bene Comune, “Altra Benevento è possibile”, Libera Benevento, Anpi Benevento, Europa Verde – Verdi Benevento, Sinistra Italiana circolo di Benevento, Potere al Popolo e Gruppo Acqua M5 stelle hanno chiesto alla Corte dei Conti di valutare la delibera n. 13 del 18 aprile 2025 con la quale il Consiglio Comunale di Campoli del Monte Taburno ha deciso di diventare socio della società mista Sannio Acque srl, che dovrebbe gestire il servizio idrico integrato dei 78 comuni della provincia di Benevento.
I consiglieri – si legge nella nota delle associazioni – hanno approvato l’atto proposto dal sindaco del comune della valle Vitulanese il quale, citando un parere del Direzione Generale Ciclo Integrato delle Acque e Rifiuti e Autorizzazioni Ambientali Settore Acqua della Regione del 10 aprile 2024, ha tratto la convinzione che “il principio di unicità del servizio idrico integrato comporta per i singoli Comuni l’obbligo di partecipare alla gestione unitaria, che si configura, dunque, come atto dovuto, con conseguente adesione anche alla società in house o mista individuata come gestore dell’Ente di Governo d’Ambito”.
Invece è stata proprio la Corte dei Conti- Sezione di Controllo della Regione Campania a stabilire con le Delibere n. 81 del 7 marzo 2023 e n. 20 del 9 febbraio 2024 che i Comuni non sono affatto obbligati a diventare soci del nuovo gestore e pertanto, in caso di adesione volontaria a Sannio Acque, devono effettuare la “valutazione analitica” dei presunti benefici e dei rischi.
Il Consiglio Comunale di Campoli Monte Taburno non ha effettato questa valutazione e neppure ha sottoposto a consultazione pubblica lo schema di atto deliberativo approvato lo scorso 18 aprile.
I sottoscrittori del lungo documento inviato ai giudici contabili segnalano anche che lo Statuto e i Patti parasociali della costituenda società Sannio Acque srl, approvati dal Consiglio di Campoli Monte Taburno non consentono lo “stringente controllo pubblico” previsto per legge perché il 55% del capitale destinato alla parte pubblica è frazionato.
Pertanto, al socio privato che sottoscrive il 45% delle quote e nomina anche il Direttore Generale e l’Amministratore Delegato potrebbe bastare un accordo con il solo Comune capoluogo che in base alla popolazione avrà il 10% del capitale e il Presidente della società, per ottenere la maggioranza dell’assemblea rendendo vano ogni tentativo di controllo da parte degli altri 77 comuni sanniti”, concludono le associazioni.