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CULTURA

Dall’ingresso di piazza Orsini al nuovo allestimento: come sarà il Museo Diocesano di Benevento?

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Diciamoci la verità: quanti beneventani conoscono il Museo Diocesano di piazza Orsini? Quanti, ad oggi, tra turisti e cittadini sanniti, hanno attraversato la navata di destra della Cattedrale e sono scesi per visitare il percorso archeologico ipogèo e l’area espositiva con la pseudocripta? La percezione è che, come altri luoghi di cultura del nostro territorio, siano poco conosciuti perché poco pubblicizzati e valorizzati, poco indicizzati e ‘segnalati’, ‘vittime’ di un cortocircuito comunicativo che molto spesso ‘fagocita’ e penalizza anche quello sparuto gruppo di turisti e visitatori che arriva in città.

Peccato, perché il Museo Diocesano è un viaggio incredibile alla scoperta della storia della Chiesa beneventana, ma anche un tratto indelebile della fede e dell’umanità dei beneventani: una passeggiata tra reperti di età romana, medievale e gotica, sui quali si proietta la luce dell’era contemporanea con i colori dei restauri e le ombre che richiamano ai bombardamenti della II Guerra Mondiale.

La scorsa settimana Ntr24 ha raccontato l’intervento con fondi del PICS per la riqualificazione dell’accesso da piazza Orsini all’area archeologica mediante la realizzazione di una struttura in ferro e vetro, che darà sicuramente maggiore visibilità al Museo mettendo in luce anche i ruderi dell’antica basilica di San Bartolomeo. Una passerella di acciaio permetterà così di accedere agevolmente all’interno dalla piazza, consentendo l’ingresso anche ai portatori di handicap.

IL FILO CONDUTTORE – Non possedendo il Museo collezioni di opere d’arte frutto di donazioni o di raccolte di documentata formazione l’intervento descritto nella documentazione per i fondi PICS spiega che sarà necessario utilizzare il composito e disomogeneo patrimonio di reperti archeologici, arredi sacri, pitture, sculture, codici e testimonianze varie di cultura materiale in modo da poter descrivere la sede vescovile non solo come luogo di mecenatismo artistico, ma soprattutto come centro di cultura religiosa e di coordinamento delle diverse istituzioni ecclesiastiche diocesane.

Di conseguenza nelle sale del Museo si dovranno allestire esposizioni compiute nei contenuti che toccheranno gli argomenti più rappresentativi della vita diocesana del passato e ne documenteranno gli aspetti salienti.

Questo indirizzo – secondo il progetto presentato con il PICS – potrà evitare di replicare il modello più comune e diffuso di museo diocesano adottato in Campania e in generale in Italia, basato sulla mera esposizione del patrimonio artistico (dalle pale d’altare, agli oggetti preziosi utilizzati nelle celebrazioni, ai paramenti in tessuto pregiato, fino alle immagini di culto più ordinarie, disposti generalmente secondo l’ordine cronologico e la qualità estetica).

Proprio per comporre un museo-conservatorio, in cui gli oggetti non restino avulsi dai contesti nei quali erano in origine collocati e utilizzati, riuscendo a dare al visitatore un’idea ben definita dello spazio sacro, delle sue articolazioni e delle celebrazioni. Dove la validità è data da ciò che consente di vedere, toccare e valutare e dalle emozioni che suscita il rapporto diretto e immediato del visitatore con gli oggetti esposti.

Da queste premesse si ricava una precisa indicazione: si deve necessariamente partire dalle opere che la Chiesa beneventana possiede e costruire intorno a queste la trama narrativa attraverso la quale introdurre alla conoscenza della sua storia e della sua produzione culturale.

L’ALLESTIMENTO MUSEALE – Qual è il progetto raccontato nel PICS per l’allestimento del Museo Diocesano rimasto ancora incompleto? Secondo quanto si legge nel documento, l’assetto del Museo si baserà su una progressione di sale che, a partire dalla cripta, si svilupperà secondo un percorso anulare iniziato e chiuso nel punto di ingresso della struttura.

L’ordinamento consisterà nel delineare il carattere identitario, in senso storico, della Chiesa beneventana con particolare riguardo alle consuetudini liturgiche medievali di età longobarda e ai programmi iconologici di volta in volta imposti dai vescovi all’intera diocesi.

Il primo ambiente sarà costituito dalla cripta che dopo gli scavi archeologici e il restauro sarà liberata da funzioni espositive con l’eccezione di qualche pezzo di particolare dimensione e qualità. Per il resto vi si collocheranno solo pannelli esplicativi con schede che agevolino e approfondiscano la lettura delle strutture architettoniche e degli apparati decorativi.

Il secondo ambiente è quello successivo alla cripta e sarà dedicato alla storia della Cattedrale con l’ausilio di immagini, disegni, dipinti e reperti del distrutto monumento (si proverà a ricomporre uno dei pulpiti, si restituiranno con appositi grafici i risultati degli scavi archeologici integrati da schede monografiche e si esporranno pezzi dell’apparato decorativo oggi depositati presso il Museo del Sannio).

Nel corridoio di collegamento con la sala troveranno posto altri pezzi della
cattedrale e il quadro dove è dipinta la riconciliazione tra le fazioni cittadine che rappresenta idealmente la conclusione del medioevo beneventano.

Il terzo ambiente ospiterà la documentazione relativa alla diocesi. Saranno esposti grafici e foto delle diverse chiese suffraganee, oltre a riproduzioni di stampe e disegni originali conservati nell’archivio diocesano che raffigurano luoghi diversi della diocesi (platea della Mensa arcivescovile, platea dell’incoronata, platea di S.Modesto). Un apparato di schede descriverà il processo di formazione medievale e di ricomposizione moderna della diocesi, illustrando le figure più eminenti di vescovi.

Nella terza sala saranno collocate le attrezzature multimediali mediante le quali si documenterà la liturgia medievale anche con l’ausilio della realtà virtuale avanzata (canto, scrittura, offici, contesti in cui si celebrano i riti) con il suo santorale. Qui potranno essere collocati uno schermo semicircolare al vapore, proiettori, computer con software 3D, diffusori e anche pannelli esplicativi, schede storiche e riproduzioni di codici.

La quarta sala dovrebbe essere destinata alla divulgazione della storia della Chiesa beneventana, del suo santorale e del suo patrimonio di architetture.

Da questo punto in poi si articolerà la parte moderna del museo, iniziando con la sala del tesoro orsiniano, continuando con la sala dei paramenti sacri e, infine, riservando il penultimo ambiente agli allestimenti temporanei e alle opere d’arte singolari per documentare il mecenatismo vescovile in relazione agli orientamenti teologici, al gusto estetico artistici e alla cultura artistica dei vari pastori della cattedra beneventana.

L’ultima sala sarà dedicata all’architetto Casselli, chierico beneventano e alle sue incisioni acquerellate sul tema della città ideale cattolica.

L’indirizzo museologico consisterà dunque nel delineare il carattere identitario, in senso storico, della Chiesa beneventana con particolare riguardo al processo di formazione e di organizzazione della diocesi, alla costruzione dell’architettura della cattedrale, alle consuetudini liturgiche medievali e ai programmi iconologici di volta in volta imposti dai vescovi.

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