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‘Positiva al covid, ho perso la mia bimba in solitudine. Dico grazie a mio marito per l’amore donato’

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Riceviamo e pubblichiamo la toccante lettera giunta alla redazione di Ntr24 da parte di una nostra lettrice, che ha voluto condividere un dolore grandissimo come può essere la perdita di un figlio. Una disgrazia causata anche da questo virus subdolo e da questa difficilissima fase emergenziale, che da mesi ha stravolto la vita di tutti. Nonostante la grandissima sofferenza e la denuncia verso un sistema sanitario completamente in affanno, la missiva è però una testimonianza di grande amore e forza – quelli dimostrati dalla coppia di giovani sposi – e un segnale di speranza che invita a riflettere.
Questo il testo.
“Buongiorno, scrivo questo messaggio per raccontare la mia storia. Purtroppo, sono ormai da 20 giorni chiusa in casa perché sono affetta dal Covid 19. Fino a qui tutto ok, devo guarire, ma fino a lunedì 19 ottobre ero una ragazza di 34 anni di Benevento, incinta al settimo mese della sua prima figlia Chloe!
Purtroppo al Sud o non solo, con questo Covid anche una visita mi è stata difficile, ho iniziato la gravidanza con un piccolo distacco di placenta che si è riassorbito con un mese di letto e Progesterone, poi ho iniziato a fare una vita normale, una bella gravidanza, vado al mare con mio marito, uscire.
Poi arriva il Covid e qui la sanità si ferma: quante telefonate fatte per avere una visita a casa perché avevo dolori di pancia, nessuno mi ha risposto mai perché ero infetta.
Arriva lunedì 19 e iniziò a sentirmi male: i dolori ormai sono forti, nessuno mi spiegava che era il travaglio, mi danno per telefono lo Spasmex, a sera mi ritrovo sul mio divano sola, perché mio marito essendo negativo stavamo sempre separati. Rompo le acque e mi crolla il mondo intero perché non sapevo cosa stesse succedendo. Arriva il 118, ma già nell’autoambulanza avevo “quasi” fatto da me.
In sala operatoria sono rimasta solo un’ora; mi mettono in camera sola perché ho il Covid, il giorno dopo lontano da mio marito e famiglia vengono in camera dicendo in maniera cruda che la mia bimba era morta e io non potevo nemmeno vederla perché ero positiva.
Quella frase…quella frase…dopo 4 giorni torno a casa, difficile stare in questa casa e non poter dare un abbraccio a mio marito: piangiamo da lontano o ci scriviamo messaggi da una stanza a l’altra, non riusciamo a parlare ancora. Sto provando a scrivere a voi per dare voce al mio dolore e volevo dire GRAZIE a mio marito perché nonostante lui soffra come un cane cerca di nascondersi da me per piangere e per non darmi dolore. Nonostante lui sia negativo al tampone, è l’unico in questo periodo che – con tutte le precauzioni – mi ha lavato, perché in ospedale mi avevano lasciato tutta di sangue, mi ha lavato e pettinato i capelli.
Io ancora non riesco a dirgli grazie, perché lui non ha paura di avvicinarsi, fa di tutto per non farmi pensare, ma è difficile essendo passata solo una settimana!
Intanto sto aspettando il terzo tampone, stiamo cercando di velocizzare i tempi chiamando l’Asl, ma semplicemente per essere “libera” e curarmi e “finalmente” andare a prendere la mia bimba per dargli un degno viaggio verso gli Angeli! Mi ha fatto veramente male essere trattata così dalla sanità e questo mi fa tanto male”.