“Il progetto
HAND struttura di fatto una completa integrazione tra le risorse
sanitarie territoriali e quelle di tipo ospedaliero, permettendo una
precoce individuazione dei pazienti che in un modo o in un altro
afferiscono al Ser.D. e che rappresentano circa il 70% dei casi
positivi”.
A farlo sapere è
Vincenzino Gianni Perfetto, direttore UOC Dipendenze Patologiche
della Asl di Benevento, intervenendo al corso di formazione ECM sulla
gestione dei tossicodipendenti con Epatite C, organizzati dal
provider Letscom E3 con il contributo non condizionante di AbbVie. Ù
Dopo Pozzuoli,
Alessandria e Brindisi, la quarta tappa è stata quindi a Benevento,
dove si è svolto l’incontro dal titolo ‘Buone prassi e networking
nella gestione dell’epatite C in soggetti con disturbo da addiction,
al tempo del Coronavirus’.
I corsi di
educazione continua in medicina (che saranno in totale 17 su tutto il
territorio nazionale) rientrano nell’ambito del progetto ‘HAND –
Hepatitis in Addiction Network Delivery’, il primo progetto pilota
di networking a livello nazionale patrocinato da quattro società
scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD), che coinvolge i
Servizi per le Dipendenze e i relativi Centri di cura per l’HCV
afferenti a diverse città italiane.
“Purtroppo
l’HCV il più delle volte ha un decorso asintomatico- ha proseguito
Perfetto- quindi diventa difficile effettuare una diagnosi sul
paziente. E’ poi risaputo che molto spesso manifestazioni di natura
organica si hanno a distanza di anni e nel frattempo il paziente
finisce per essere un ‘serbatoio’ virale facilitando la diffusione
dell’HCV sul territorio. Da questo punto di vista il progetto HAND
traccia un percorso terapeutico e soprattutto di contrasto
all’epatite C, creando un rapporto di grossa sinergia operativa nelle
possibilità diagnostiche”.
Grazie poi
all’utilizzo di test salivari rapidi, oggi e’ possibile avere in
pochi minuti “un risultato affidabile dal punto di vista
diagnostico e questo non e’ poco- ha sottolineato ancora il dottor
Perfetto- in quanto consente di avviare il paziente verso un percorso
di cura piu’ idoneo possibile”. Per questo, sarebbe “ovviamente
auspicabile che ci fosse una maggiore diffusione del progetto HAND
sul territorio nazionale”.
Ripartire con gli
screening, intanto, è fondamentale per eliminare l’infezione da HCV
in Italia entro il 2030. “In questo senso l’impegno del nostro
Paese deve essere quello di garantire la continuazione delle terapie
antivirali. Tale continuità in parte già esiste- ha spiegato
Perfetto – perché noi siamo stati in grado di strutturare una rete
tra territorio e ospedale. Ma penso sia necessario integrare
ulteriormente queste potenzialità, facilitando le attività di
prevenzione infettivologica”.
Ma perché é
importante tornare a diagnosticare e a curare i pazienti con epatite
C? Cosa rischiano? A spiegarlo, durante la tappa del progetto HAND a
Benevento, e’ stato il dottor Angelo Salomone Megna, direttore FF UOC
Malattie Infettive dell’ospedale San Pio: “È importante tornare
a reclutare i pazienti affetti da epatite C perché l’infezione da
HCV può determinare gravi conseguenze sullo stato di salute- ha
detto- dalla cirrosi all’epatocarcinoma, fino all’insufficienza
epatica. Ma è anche vero che, nonostante l’epidemia da Covid-19,
nessuno dei pazienti attualmente in trattamento con farmaci
antivirali per l’epatite C ha dovuto sospendere alcuna terapia. Su
questo posso garantire per tutti i centri prescrittori d’Italia”.
Secondo Salomone
Megna, il valore aggiunto del progetto HAND, in particolare nella
zona del Sannio, e’ stato quello di “facilitare il collegamento
con i colleghi del Ser.D., razionalizzandolo e dandogli una
sistematicita’”. Il progetto, esteso a tutti gli altri Ser.D.
d’Italia, é quindi “funzionale perche’ avvicina i colleghi dei
servizi per le dipendenze ai medici dei centri prescrittori. E
tenendo conto della mutazione che si é avuta in tutti i Ser.D.
italiani, questo è l’elemento aggiuntivo più importate del
progetto”.
Infine, il
dottor Salomone Megna ha etichettato come ‘formidabile’ l’iniziativa
di ACE (Alleanza contro le Epatiti), che ha lanciato una campagna di
prevenzione e screening che prevede per i cittadini un test congiunto
per Covid-19 ed Epatite C.
“Si tratta
di un’iniziativa indubbiamente encomiabile – ha detto – il
Milleproroghe ha consentito di sbloccare risorse per le campagne di
screening sull’epatite C, abbinando i test per la ricerca del
Covid-19 a quelli per l’epatite C. È un’idea sicuramente
formidabile, ma vorrei cogliere l’occasione per sottolineare che e’
importante investire – ha infine concluso Salomone Megna – anche e
soprattutto in risorse umane”.