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La lettera di un medico: ‘Dov’è finito il buonsenso? Multato per aver camminato qualche passo in più da casa con mia figlia’

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“Caro Direttore,
mi permetta un’amara osservazione sulla vita di un medico. Due mesi di quarantena rispettando rigorosamente le regole dettate da una serie innumerevole e spesso poco comprensibili “DPCM”; 15 giorni di affitto in un’altra casa che non era la mia, avendo deciso di allontanarmi dai miei affetti proprio per tutelarli; e non sa quanto ho dovuto patire per averne una disponibile appena mi qualificavo come medico, neanche fossimo stati alla kermesse di Sanremo; più di 400 ore di servizio come anestesista rianimatore a cercare di curare e salvare vite umane.

Numeri da capogiro da fare invidia perfino ad Ippocrate!!! E poi? Succede che sabato sera per non aver rispettato i 200 metri di passeggio entro la propria abitazione, ovvero: per aver sforato di 2.700 metri il limite consentito che corrispondono a 1.420 passi piede 45 (per mia moglie che porta il numero 38 forse qualcuno in più), la cui eccedenza equivale al tragitto Via Perasso-Piazza Roma (per l’esattezza Bar Massimo –Piazza Roma se consideriamo la mia camera da letto, Hotel President- Piazza Roma se la linea di partenza è il mio garage). Dunque abitando verso piazza risorgimento, è stata elevata una multa alla mia famiglia – che oscilla tra un range di 400-4mila euro – a Piazza Roma. Ecco la nostra trasgressione gravissima!!!!!

 E allora: mi sta bene la disposizione regionale, incamero senza fiatare la ramanzina del tenente che cerca di spiegare a me le regole del gioco, mal gradisco la sua superficiale selezione “a te si a te no” ma la mancanza di buon senso e di elasticità mentale non l’accetto.

Qualcuno mi potrebbe dire “E’ la legge, rispettala”, qualcun altro mi ha detto sei stato un fesso a 24 ore dal 31 libera tutti. Sarà così però non ho saputo convincere mia figlia che non vedeva l’ora di uscire dopo 60 giorni senza asilo, nonni e parchi.  Sarà così però io non venivo da Napoli, nemmeno da contrada Perrillo, non avevo il metro a portata di tasca e so che le regole, alias le “leggi”, sono soggette ad interpretazioni, così come esistono nel mio lavoro. Quando le linee guida mi dicono che devo salvare il giovane per mancanza di posto letto me ne frego e cerco di salvare anche il vecchio; quando mi chiedono di fare il possibile per salvare un malato terminale inoperabile anche se le linee guida mi vietano l’accanimento terapeutico, me ne frego dando priorità al dolore e alla speranza umana (seppur vana) piuttosto che ad una fredda disposizione.

Ma visto che non conosco la “legge” chiedo ai sapienti dotti: cosa significa concetto di “prossimità” dall’abitazione? Perché, per me, due chilometri di passeggio significa rispettarla, se per qualcun altro è violazione vuol dire che c’è un po’ di confusione in merito e allora prevalga in buonsenso. 

Perché non adottare quei limiti di tolleranza che pure esistono nelle macchinette degli autovelox? In genere 10% di tolleranza senza pioggia che nel mio caso sarebbero equivalsi a 400- 500 passi di abbuono o poco più visto che il Dott. tenente era appostato 50 metri prima della suddetta piazza. E concludo amaramente ribadendo che la legge l’avrei accettata di più se fosse stata decretata in maniera chiara e non confusionaria “ad horas”, se le sanzioni non fossero state elevate a corrente alterna (vale a dire “devo fare un tot di controlli random per giustificare il mio turno e non per la tutela della gente”), se fossi stato sanzionato nel bergamasco, magari a Codogno, se Zagaria fosse rimasto in carcere, se avessi ritenuto, da medico, realmente pericolosa la mia imperizia.

E le assicuro, caro Direttore, non lo è stata atteso che non solo continuo a ritenere di non essermi allontanato, ma perché un’ora d’aria “concessa” a noi mortali è stata effettuata nel rispetto di tutti i dettami, ovvero muniti di guanti, mascherine che, ormai, mi accompagnano anche fuori dai miei turni. Ma tant’è. W l’Italia”.

(Un anestesista rianimatore dell’ospedale “Sacro Cuore di Gesù”

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