CRONACA
Contagi e decessi da ‘Villa Margherita’: 4 gli indagati

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Quattro persone, oltre alla società che gestisce la casa di cura “Villa Margherita” di Benevento, primo focolaio di contagio da Covid 19 nel Sannio, sono indagate dalla Procura di Benevento.
Le ipotesi di reato contestate sono di epidemia colposa, omicidio colposo plurimo, calunnia, lesioni gravi e gravissime.
Sarebbero 11 i morti registrati nella Casa di cura a causa di contagio da Covid-19 ed oltre 50 i contagiati. Le indagini, condotte dai Carabinieri del Comando provinciale di Benevento e dei Nas di Salerno, hanno portato anche al sequestro di alcuni portatili e pc in dotazione al personale dipendente, anche non indagato.
Nella giornata di ieri, infatti, i militari – su disposizione della Procura del capoluogo sannita – hanno eseguito una perquisizione all’interno della struttura sanitaria di Piano Cappelle.
L’inchiesta, finalizzata a fare piena luce sulle cause della diffusione del virus covid-19 all’interno della struttura Villa Margherita, è in corso da oltre un mese, durante il quale – pur con le notevoli difficoltà dovute all’emergenza sanitaria – è stata acquisita una notevole mole di documenti e informazioni e sono state ascoltate numerose persone.
Per la compiuta ricostruzione della vicenda è stato altresì nominato un Collegio di consulenti tecnici, composto da due Professori Ordinari di Igiene e un medico legale, che ha partecipato anche al sopralluogo presso la casa di cura privata.
Il materiale acquisito è all’esame della Procura così come ulteriori attività sono in corso.
“E’ doveroso precisare – si legge in una nota della Procura – che allo stato si tratta di iscrizione nel registro notizie di reato e dello svolgimento di indagini preliminari volte ad accertare o, se del caso, ad escludere la responsabilità penale degli indagati, senza tralasciare nessuna ipotesi e senza approssimative conclusioni. La delicatezza e la complessità delle indagini non ci sfugge ma le svolgiamo con la massima serenità nel rispetto sia delle vittime e dei loro familiari che degli operatori sanitari”.