CRONACA
Business migranti, ascesa e crollo del ‘re dei profughi’ Di Donato: guadagnava fino a 50mila euro al mese

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“Il Re dei profughi”. E’ stato questo per mesi il ‘nome’ che la stampa e tv nazionali avevano dato a Paolo Di Donato, l’imprenditore sannita arrestato nella notte nel corso dell’operazione della Digos di Benevento relativa alla vicenda della gestione dei centri di accoglienza.
Un appellativo che richiamava soprattutto i presunti introiti provenienti dal business dell’ospitalità e ad alcune foto apparse sui social network. La più famosa, che ha fatto il giro delle testate on line, lo ritraeva vicino ad una Ferrari rossa fiammante, foto che il sannita, però, ha sempre dissociato dalla sua attività lavorativa.
Per gli uomini della Digos, che indagano su di lui dal 2015, Di Donato è invece il dominus incontrastato del “Consorzio Maleventum”, società della quale è ex amministratore e consulente. La società gestiva 12 centri di accoglienza che ospitavano oltre 700 migranti. Numeri importanti raccolti anche nel libro “Profugopoli” del giornalista ed ex direttore del Tg4, Mario Giordano.
In una conversazione, raccolta dagli investigatori, Di Donato ammette di “guadagnare 40-50mila euro al mese”. Frutto, secondo la Questura, di una gestione poco limpida dei centri di accoglienza e che si è avvalsa dalla copertura istituzionale fornita dal funzionario della Prefettura, Felice Panzone.
Nella storia rientra anche lo scontro con la Cgil di Benevento che dal 2015 ha presentato esposti alla Procura e denunce in merito alle condizioni degradate in cui erano costretti a stare gli immigrati nei vari centri presenti sul territorio sannita. Una battaglia che sembrava conclusa nel marzo del 2016 quando una ispezione dei Nas non riscontrò particolari violazioni e Di Donato dichiarò che i controlli avevano “messo la parola fine ad una serie di chiacchiere”. Oggi l’inchiesta sostiene, invece, che quelle visite erano state annunciate e, dunque, ‘preparate’.
Nonostante questo, secondo le indagini l’imprenditore aveva anche provato a collaborare con la Cgil e aveva chiesto al segretario provinciale Rosita Galdiero – che poi racconterà tutto alla Digos – di chiudere un accordo e gestire insieme i fondi statali. Al diniego della sindacalista aveva minacciato “una manifestazione di protesta con mille migranti di fronte la sede della sigla sindacale”.
La stampa nazionale non ha mancato di sottolineare la vicinanza di Di Donato al mondo della politica ed in particolare ad Ncd. Una vicenda raccontata da “il Fatto Quotidiano” in un articolo del 14 gennaio del 2017. Anche questa volta è stata una foto – in compagnia dell’ex sottosegretario Gioacchino Alfano – ad aver acceso i riflettori sulla vita del “Re dei profughi” che da oggi è agli arresti domiciliari.