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Giornata della Memoria e migranti: la riflessione del Collettivo Autonomo Studentesco

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Questa mattina dinanzi agli istituti scolastici si è parlato di memoria. La necessità di far comprendere che la situazione nella quale vivono i migranti non è poi tanto diversa rispetto a quella dei prigionieri dei campi di concentramento è un dovere morale soprattutto in questo giorno. Non solo memoria…no one is illegal!”. Così scrive il Collettivo Autonomo Studentesco per ricordare la Giornata della Memoria.

“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case”, così recita la poesia di Primo Levi volta a imprimere bene nel ricordo storico una delle più atroci barbarie compiuta dal genere umano. Primo Levi si scaglia contro l’indifferenza, contro chi, con occhio languido, ha preferito e preferisce guardare altrove piuttosto che prendere atto delle nefandezze naziste e fasciste.

Se da un lato il 27 gennaio – aggiunge nella nota – è un giorno di memoria, dall’altro è un monito perché ciò che è stato non avvenga più. Lo sterminio dei semiti, le angherie compiute ai danni di prigionieri di guerra, di donne e bambini, di omosessuali, di popolazioni ROM e Sin, di persone affette da handicap, considerate un “peso fiscale” per la società e infine di chi non aderiva al regime nazifascista rappresentano e hanno rappresentato l’odio dal quale ripartire per la costruzione di una società aperta ed integrante.

Eppure gettando l’ occhio non lontano dall’orizzonte, non sembra che la situazione sia cambiata rispetto a 70 anni fa. Se dopo l’apertura dei cancelli di Auschwitz si definì ulteriormente la funzione dei campi di concentramento, ad oggi basta guardare le città di Idomeni, i confini austriaci e siriani per renderci conto che materialmente questi confini sono delle vere e proprie barriere. Uomini, donne e bambini che cercano un riscatto e una via di fuga rispetto ad una guerra, fortemente voluta dai popoli occidentali, che ormai lacera nazioni intere sono bloccati al di là della fortezza europea. Una guerra che non di certo risparmia vite umane, basta guardare la città di Aleppo che da poco tempo è stata martoriata dalle truppe dell’esercito siriano e russo per questioni geopolitiche.

E se la giornata della memoria concede a tutto l’apparato perbenistico il diritto di spendere parole commemorative a riguardo, dall’altro ci si rintana nelle proprie case etichettando il migrante come problema della crisi generalizzata. in questa prospettiva bigotta non deve certo meravigliarci il dato elettorale di Donald Trump negli U.S.A., l’exploit di Marine le Penne in Francia o di altri personaggi subdoli che adottano la tattica politica del populismo per mettere in atto politiche fasciste e repressive alla continua ricerca del nuovo povero da combattere in nome della sicurezza nazionale. Razzismo e xenofobia sono temi ricorrenti che prendono piede, che strisciano nella compagine sociale e si piantano saldi tra chi con becera ignoranza crede di avere la verità in tasca.

Temi semplici che lasciano la libertà di nascondersi con protervia dietro il cimitero del Mediterraneo, e se ci si indigna per le cataste di morti nei forni crematori, perché non indignarsi adesso, perché non ora quando i migranti tra le intemperie vengono trattenuti al di qua del filo spinato in vere e proprie prigioni all’aperto?

La risposta forte e chiara contro chi oggi sfrutta la guerra tra poveri per visibilità politica e contro chi la sfrutta per distogliere l’ attenzione dalla vera causa della disuguaglianza sociale e della crisi – prosegue il CAS – deve essere una società aperta che nasca da un spirito di solidarietà e non di mero assistenzialismo e non quella della fortezza europea, la quale non è certo un’ancora di salvezza per i migranti, ma ben pensa di delimitare confini impenetrabili recintati con filo spinato. Bisogna segnare una linea di demarcazione tra chi sostiene che il diritto all’accoglienza è quanto più necessario alla caratterizzazione dell’individuo in quanto tale e i vari esponenti politici, come il ministro Alfano, che approfitta dei centri d’accoglienza per scopi speculativi e di lucro. Il gioco da rompere è il meccanismo della guerra tra poveri, arginare la deriva fascista verso cui si prepara ingenuamente la società.

In questo clima di cinismo – conclude la nota – l’attenzione deve essere rivolta non verso chi incita all’odio ma verso chi, nonostante il filo spinato e gli apparati militari che impediscono di oltrepassare il confine, rivendicano a gran voce il diritto all’accoglienza. Chi è oggi il migrante? un essere umano”.

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