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POLITICA

Questione depuratore in città, Sguera (M5s): “La maggioranza è schizofrenica”

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“Avvertiamo una certa schizofrenia nella gestione della delicata questione relativa al depuratore cittadino da parte della maggioranza che governa la città.”

A dichiararlo, attraverso una nota, il consigliere comunale del M5s, nonchè componente delle commissioni Ambiente e Lavori pubblci del Comune di Benevento, Nicola Sguera, che tenta di ricostruire la vicenda fino alla decisione di eiri emersa dal tavolo tecnico convocato dal sindaco Mastella.

“Alcune settimane fa informalmente – scrive Sguera –  la rappresentante dell’Autorità di Bacino fa sapere che ci sarà un parere negativo sulla collocazione prevista dal vecchio progetto del depuratore a S. Angelo a Piesco; la settimana scorsa si ha certezza del finanziamento di circa dieci milioni di euro per la costruzione dello stesso da parte della Regione; da un mese circa le Commissioni Ambiente e Lavori pubblici, presiedute da Nanni Russo e Giuliana Saginario, stanno ascoltando le associazioni ambientaliste (Altrabenevento, Lipu, Legambiente, WWF fino ad ora) per avere pareri “esperti” in materia.

Il 7 novembre, mentre si riuniscono le Commissioni, il sindaco indice un tavolo tecnico – di cui né Russo né Saginario sanno – sulla medesima questione, alla fine del quale l’assessore ai Lavori Pubblci, Mario Pasquariello, dichiara a proposito della Commissione: “Ascolteremo i loro consigli, però, poi ci sono i ruoli. La giunta, l’amministrazione attiva è chiamata a dare l’indicazione definitiva”. A stretto giro Nanni Russo dichiara: “Che senso ha continuare questo nostro lavoro se le decisioni sono state già assunte?”.

Leggiamo intanto il programma di mandato del sindaco e, a pagina 41, troviamo scritto: “Si è avviato un percorso consiliare, attraverso le competenti commissioni che investono tutte le forze rappresentate, al fine di individuare un’adeguata collocazione dell’opera pubblica. In tal senso, si sono avviati una serie di incontri con i rappresentati delle associazioni ambientaliste, anche allo scopo di offrire una concreta condivisione per una realizzazione di tale impatto […]. Il rapporto con l’ambiente cittadino non dovrà costituire più un rischio bensì un valore”.

Il Programma è disseminato di dichiarazioni assolutamente condivisibili sulla centralità della questione ecologica. Ma la questione del depuratore è un banco di prova, un “cimento”, per capire se sono pure enunciazioni di principio o reali linee-guida.

Ebbene, notiamo prima di tutto che, a quanto risulta dalle cronache, l’assessore all’Ambiente non era presente ufficialmente al tavolo tecnico, comunicando l’idea, dunque, che la costruzione del depuratore sia prima di tutto, se non esclusivamente, una questione di “lavori pubblici”, e non invece, com’è, una grande questione ambientale, a partire dalla quale definire un nuovo paradigma nel rapporto città/ambiente, città/fiumi, come auspicato ripetutamente nel Programma di mandato.

L’audizione e i materiali prodotti dalle associazioni ambientaliste, affinché non restino mera testimonianza di lavoro accademico, devono essere visionati da chi dovrà prendere le decisioni finali.

E sono tante le problematiche messe sul tavolo in un lavoro della Commissione la cui assoluta novità è stata riconosciuta dai commentatori più attenti: il numero dei depuratori da costruire (uno medio-grande, tre piccoli o vasche di fitodepurazione), la tecnologia da utilizzare (tradizionale o fitodepurazione con benefici per l’ecosistema e ottimizzazione della depurazione, sistema misto), i siti da individuare (lungo il fiume o in altra zona, ad esempio rotonda dei Pentri con uso di pompe).

La scelta, insomma, non è meramente “tecnica”: è “politica” nel senso più alto della parola perché riguarda il rapporto della “polis” con la “physis”, con la natura.

Che la destra, dunque, sappia ciò che la sinistra sta facendo. Che l’assessorato all’Ambiente e quello ai Lavori pubblici lavorino in sinergia. Che quanto auspicato nel programma di mandato, in termine di “ascolto” del territorio, a partire dalla questione nevralgica del depuratore, non rimanga solo una petizione di principio. Che questa inspiegabile schizofrenia abbia fine. Questo chiediamo, ancora una volta, come sempre, in un’ottica di “opposizione propositiva”, al sindaco e alla sua maggioranza.

In caso contrario dovremmo pensare che quanto scritto sia solo “flatus vocis” e che, soprattutto, le Commissioni consiliari esistano solo per rispettare il Regolamento, come vuoti involucri il cui costo (di circa 20.000 euro al mese in media, stando a tabelle dello scorso anno) grava vanamente sulle già esauste tasche dei cittadini.

Il M5S propone, nell’immediato, che una delegazione delle due Commissioni (a proprie spese), visiti il Comune di Jesi, dove sorge uno dei più evoluti impianti di fitodepurazione in Europa, per studiare potenzialità e criticità di tale tecnologia, e annunzia, nella prima metà di dicembre, un seminario di studio, cui parteciperanno studiosi e ambientalisti, dedicato mono-tematicamente all’argomento.”

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