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Ruolo della politica e ballottaggio: la preziosa riflessione dello studente Luca Cavalli

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“Saremo richiamati alle urne, e ogni cittadino che si rispetti, ad ogni chiamata alle urne risponde sempre in maniera favorevole. Rimango spiacevolmente colpito da un mondo dove una parte importante di adulti vive la propria vita politica in maniera disinteressata, passiva. Quando a 16 anni ho iniziato il mio percorso nei diversi organi della rappresentanza studentesca, immaginavo un mondo dove ognuno potesse credere di essere parte integrante del meccanismo complesso che muove la società. Insomma, un mondo dove ognuno portasse il proprio contributo alla comunità in cui vive, anche i propri limiti, perché no. Un mondo dove ognuno si sentisse parte di un grande motore, con un compito assegnatogli in base alle proprie capacità, al proprio percorso di studi e non ho paura di dire anche in base alla propria abilità politica, se si tratta di istituzioni. Ci troviamo invece davanti una società che si fa trascinare inerte al grido dell’inutilità della politica”. Inizia così la riflessione dello studente sannita Luca Cavalli, ex presidente della Consulta provinciale studentesca e attualmente tutor delle Consulte nazionali.

“Ad una politica nazionale che si divide tra chi vuole riconquistare una verginità ormai persa da decenni, di cui apprezzo il coraggio, tra chi divide il panorama politico tra “noi”, quelli onesti, quelli virtuosi e gli “altri”, tutti in nome dell’opacità, del complotto, sotto il segno di una sorta di arianesimo intellettuale, di cui però si può apprezzare la coerenza con la quale applicano su di loro ciò che vorrebbero fosse applicato agli altri, ancora e non per ultimi, il terzo gruppo è quello di chi vive separato nella stessa casa, con un timoniere che tenta di tenere stabile una nave che è in preda alla burrasca, vuoi per il modo diverso di vedere la rotta, vuoi per il coinvolgimento in situazioni poco chiare da parte dei suoi marinai, a cui va però dato merito di aver saputo trovare una stabilità governativa che non si vedeva da tempo.

Da tutti – aggiunge Cavalli – mi sento irrimediabilmente lontano, ma sceglierò ugualmente se si dovrà votare per le Camere. Il più delle volte, le amministrazioni o gli organi di rappresentanza, chiamati alla guida dalla urne, lavorano nell’aridità delle critiche ma non nella fertilità delle proposte. La critica da “bar dello sport”, sostituisce il contributo operativo del cittadino. Sembrerà banale, (per me che ho destinato tanto della mia vita da studente a questo è invece fondamentale) ma il primo approccio alla democrazia rappresentativa è la scuola.

Nel ’74 i provvedimenti delegati che tutti conosciamo, diedero agli studenti la possibilità di diventare, mi piace dirlo, “cittadini della scuola”. E’ una storia d’amore per me, ma il fallimento della partecipazione parte da qui, dal disinteresse di molti studenti. Rimaniamo però sulla situazione attuale della nostra città. Questa riflessione, destinata soprattutto ai giovani, vuole essere una condivisione di idee, un tentativo di trasmettere anche ad altri come me quella voglia, anche quel coraggio, di sentirsi parte della propria comunità. La delusione di molti giovani per la politica, la disillusione generale, l’indignazione di chi vorrebbe “resistere”, meritano un impiego di forze sane, meritano dunque l’impegno attivo di noi giovani.

L’unico incontro tra la politica e il cittadino non può e non deve essere il giorno delle elezioni. Questo è il distacco cancrenoso che da’ la possibilità alle amministrazioni non responsabili di entrare in uno stato letargico (nel migliore dei casi e per non essere complottisti) che dura circa quattro anni e undici mesi. Il primo passo però è e deve essere il voto. Un voto consapevole, studiato, meditato.

Dovremmo immaginare il voto – spiega – come un regalo prezioso, come una vittoria su tanti anni di soprusi delle dittature, con il quale, chi per noi merita per virtù, chi si distingue per coerenza, per coraggio di andare contro la criminalità in favore del popolo,diventa servitore dello Stato. Domenica dunque, spero che tutti i giovani come me possano andare e scegliere la persona o il programma migliore. Ad un giovane basterebbe l’onestà e la sicurezza di poter investire su un sindaco attento i problemi della città.

Il problema che dilaga in questi giorni è quello del non sentirsi rappresentanti da alcuno dei due candidati. La scheda bianca è lo strumento elettorale adatto al caso. Io non mi sento equidistante dai due candidati, dunque sceglierò, avrei scelto, seppur sbagliando, anche se per me fossero stati indifferenti. Non dobbiamo darla vinta – conclude Cavalli – a chi lotta affinché si perda la voglia di crederco. Spero possiate farlo con me, e che vinca il migliore”.

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