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Capannone sequestrato a contrada Olivola con rifiuti dell’alluvione: l’ira di Lonardo e dell’Asia

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“Dopo il sequestro ad opera del NIPAF di Sannio Tiranteria, il capannone nella zona industriale di c.da Olivola adibito a stoccaggio provvisorio (?) della risulta alluvionale del 15.10.2015, ci aspettavamo, finalmente, disposizioni, da parte del Commissario Grimaldi, per la classificazione e destinazione finale di quanto raccolto da ASIA su precisa ordinanza sindacale. Premesso che non era certo di ASIA la gestione del sito, nell’attualità l’individuazione della stessa Azienda da parte del NIPAF come custode giudiziario nella persona del dr. Gino Mazza, responsabile tecnico, ci pone, oggi, nella situazione di dover provvedere alla sicurezza dei luoghi per evitare intrusioni esterne, con un impegno di spesa che non potrà non essere inserita nel corrispettivo per la tassa dei rifiuti a carico di noi contribuenti”. Così in una nota inviata alla stampa il presidente dell’Asia Benevento, Lucio Lonardo.
“In soldoni – spiega Lonardo – vuol dire che stiamo pagando, ancora una volta, per essere stati alluvionati mentre in altre Regioni, pure esse coinvolte in similari disastri naturali, si gode di ben atri benefici o, se vogliamo metterla così, da alluvionati e mazziati stiamo pagando per un’attestazione in vita al fine di mostrare al burocrate di turno che ci sono stati sì ingenti danni a strutture e cose ma non tali alla popolazione per essere esentati da ulteriori balzelli.
Tra l’altro oggi si è nell’impossibilità di raccogliere gli altri materiali fangosi presenti in alcuni quartieri che riguardano tanto la viabilità, tanto le civili abitazioni quanto impianti sportivi, vedasi Palaparente, o esercizi commerciali, vedasi Supermercato Barletta. In attesa di avere lumi dal Presidente del Consiglio dei Ministri, del ministro all’Ambiente e del Governatore della Campania ai quali non ho fatto mancare più di una nota oltre che il dvd con le immagini degli eventi del 15 ottobre 2015, – conclude Lonardo – non ci resta che piangere anche se di liquidi francamente non ne possiamo più”.