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Provincia di Benevento

I siti di stoccaggio di Toppa Infuocata e di Casalduni saranno trasferiti alla SAMTE s.r.l.

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E’ stato disposto il trasferimento alla Società Samte srl dei siti di stoccaggio di ecoballe di contrada Toppa Infuocata di Fragneto Monforte e dell’area adiacente lo Stir di Casalduni.

E’ quanto previsto in una delibera firmata dal Commissario straordinario della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, che ha recepito una sentenza del 4.11.2013 del Tribunale Penale di Napoli, V Sezione.

I costi dell’operazione – come si legge in delibera, – saranno sostenuti dalla Società Samte srl, istituita nel dicembre 2009 dalla Provincia in ottemperanza ad una disposizione di legge. La stessa Samte srl provvederà a rendicontare le relative spese al fine di richiedere il recupero delle somme necessarie all’operazione in tutte le sedi istituzionalmente competenti.

“Come si ricorderà – si legge in una nota della Provincia- il Tribunale di Napoli, pronunciandosi sulla gestione di tutti i siti di stoccaggio presenti in Campania, compresi quelli di Fragneto Monforte e Casalduni, a suo tempo sequestrati dalla Magistratura, ha disposto nello scorso mese di dicembre la revoca del sequestro dei siti e la restituzione degli stessi alle Province territorialmente competenti”. “E’ bene ricordare – continua la nota – che i due siti di stoccaggio di Fragneto e Casalduni non erano gestiti dalla Provincia, né dalla Società Samte srl.

“La Provincia stessa, tuttavia – come si legge nella relazione che accompagna la deliberazione del Commissario Cimitile – ben consapevole della gravità della situazione in cui versavano simili impianti, aveva manifestato più volte la disponibilità a prenderli in consegna, insieme ad altri impianti dismessi, a condizione che fossero consegnati alla Provincia tutti gli atti e i documenti relativi alla nascita, alla gestione ed alla dismissione degli stessi. Ebbene, mai nessuno ha risposto alla sollecitazione della Provincia”.

“D’altra parte, – si legge ancora nella nota – la Provincia, sempre più preoccupata per i possibili danni all’ambiente e alla salute dei cittadini, in nome degli interessi superiori della collettività, è intervenuta più volte, nei limiti delle sue possibilità operative, con una serie misure quali: noleggio di apparecchiature e attrezzature, prelievo, trasporto e smaltimento del percolato e dei reflui, servizi di vigilanza, disinfestazione, pulizia, manutenzione delle aree asservite. Tutte queste misure non sono ovviamente state sufficienti a risolvere i pesanti problemi di quei siti, problemi esplosi drammaticamente nella scorsa estate”.

“La Provincia – conclude la nota dell’ente – con la delibera commissariale, ha quindi preso atto e dato attuazione alla richiamata sentenza del Tribunale di Napoli. Ma ritiene di dovere ribadire e con la massima forza la propria posizione sull’argomento. E cioè: l’approvazione della legge regionale n. 5 del 16-01-2014 (che ha disposto la restituzione in capo ai comuni delle competenze gestionali in materia di rifiuti) e del Decreto Legge n. 150/2013 (che ha stabilito il termine ultimo del 30-06-2014 per lo svolgimento delle funzioni gestionali del Ciclo Integrato Rifiuti da parte delle società provinciali) hanno in sostanza innescato una pericolosa situazione di caos.

E, infatti, si legge nella relazione commissariale: I due siti di stoccaggio di ecoballe “sono, di fatto, da considerarsi vere e proprie discariche abusive”, in quanto la loro “regolarizzazione” puramente formale, grazie ad una legge dello Stato, è scaduta; le ecoballe di rifiuti di Fragneto e Casalduni provengono da tutta la Regione, ma i costi relativi sono di fatto a carico solo dei cittadini e delle Istituzioni del Sannio, cosa sommamente ingiusta cui si aggiunge la beffa, perché, si legge nella relazione del Commissario della Provincia: “al momento risultano indenni coloro che hanno contribuito all’insorgenza delle problematiche che hanno generato il sequestro”; le gravi problematiche scaturite dal dissequestro richiedono una soluzione da adottare in ambito sovra provinciale che possa garantire, insieme alla auspicata definizione giuridica, anche l’assegnazione di fondi ad hoc per la gestione dei siti ex FIBE (la società a suo tempo incaricata dalla Regione a gestire il ciclo dei rifiuti) e per il definitivo loro smantellamento”.

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