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ICR: il 27 novembre, dalle 8 alle 12, la prima serrata delle imprese

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Si allarga ogni giorno il fronte. Il 27 novembre sciopero dei piccoli e medi imprenditori contro l’oppressione fiscale e il disinteresse delle istituzioni.

“Avvisiamo la gentile clientela che oggi il bancomat di stato resterà chiuso per 4 ore”, dichiara Pietro Di Lorenzo del coordinamento regionale di ICR.

Commercianti, partite Iva e piccoli imprenditori di ogni genere e grado mercoledì 27 novembre incrociano le braccia per protestare contro le istituzioni «che nulla stanno facendo per permetterci di fare impresa nel nostro Paese».

”Restare chiusi, per restare vivi” è uno dei tanti slogan con cui gli imprenditori provano a compattarsi per non restare invisibili. Dal 2009 Imprese che resistono sta conducendo una battaglia contro le istituzioni di ogni livello, promuove manifestazioni, porta in piazza centinaia di imprenditori strozzati dal fisco e dai mancati pagamenti (spesso delle pubbliche amministrazioni), «ma poi non succede nulla e spesso si viene presi dallo sconforto».

Così, mentre il 15 novembre la Triplice – Cgil, Cisl e Uil – sfida una crisi tutta sua interna di rappresentanza con uno sciopero contro la legge di stabilità, due settimane dopo sono i titolari di partita iva a incrociare le braccia, per una manifestazione che suona unica e forse incredibile.

Il 27 novembre prossimo ci fermeremo per quattro ore «ma se sarà necessario faremo un altro sciopero di un giorno e poi a oltranza, pur sapendo che non lavorare significa rinunciare a possibili guadagni. Vogliamo sperare che il nostro grido di dolore non resti inascoltato».

Piccoli imprenditori, commercianti, titolari di partita IVA, coloro che sentono sempre più la pressione della crisi, intendono mandare un messaggio chiaro al mondo della politica.

Qui tutti parlano, – si legge nel comunicato – ma se ci fermiamo noi (che ormai siamo rimasti l’unica vera forza motrice del Paese) poi davvero sarà la fine. Noi siamo quelli che paganoO le tasse, che sono super tassati non solo dal fisco ma anche dalla burocrazia, quelli che hanno creato posti di lavoro e continuano a pagare gli stipendi ai propri dipendenti(e se magari c’è da “tagliare” qualcosa, prima di tutto tagliano le proprie spese).

Noi siamo quelli che per avere un credito di 100 da una qualsiasi banca, devono presentarsi con garanzie pari a 1000. Arrivando al lapalissiano concetto che se io “avessi” 1000 … non avrei bisogno di chiedere 100 a chicchessia!

Ebbene il 27 novembre (che è un mercoledì) ci fermeremo per 4 ore. Anche se il “non” lavorare per noi significa rinunciare a possibili guadagni, senza poter invece rinunciare a dover pagare le tasse, – continua la nota – vogliamo ancora sperare che il nostro grido di dolore non resti inascoltato.

Noi siamo davvero arrabbiati perché vediamo che ci stanno rubando il futuro, ci impediscono di crescere, ci costringono a tagliare posti di lavoro in quanto quei soldi che vorremmo continuare a pagare ai nostri dipendenti invece li dobbiamo dare allo Stato per fini sempre più discutibili.

Molti di noi – conclude Di Lorenzo – stanno lasciando l’Italia: non lo fanno per la voglia di evadere le tasse (come a tanti piace credere!) ma solo per la voglia di “sopravvivere”, di continuare ad esistere, di avere ancora una speranza.

Chiediamo solo di non essere la voce che grida nel deserto: possiamo ancora farcela, ma la candela che tiene accesa la nostra speranza è ormai al lumicino”.

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