“Unità” a Palazzo Mosti: dalla presidenza del Consiglio all’imminente rimpasto in Giunta

Non ancora metabolizzate le quasi dieci ore di consiglio comunale, tra surroghe, nuove nomine e richieste di dimissioni, a Palazzo Mosti è il momento di guardare avanti.

Se il sindaco insieme alla sua squadra ha ribadito che non farà alcun passo indietro, nonostante le pressioni di tutta l’opposizione, più di una voce ormai da diverso tempo parla di un cambio di passo.

In fondo lo ha fatto capire anche il primo cittadino. Subito dopo l’attenuazione della misura restrittiva per l’inchiesta della magistratura sugli appalti al Comune che lo vede indagato, aveva parlato della necessità di un rilancio dell’azione amministrativa pensando alle priorità, come il “Salvaenti”.

Rilancio che in molti, anche nelle fila della maggioranza, leggono come naturale conseguenza di un cambio ai vertici. Il rimpasto in Giunta, quello che, più i giorni passano, sembra diventare una certezza.

Secondo rumors, potrebbe avvenire subito dopo l’approvazione del piano di rientro dai debiti previsto per i primi di febbraio.

Uno scambio di poltrone interne è l’ipotesi più probabile delle ultime ore. Un mix di deleghe che si passerebbero di mano i nove assessori della giunta Pepe. Di nomi per il momento non se ne fanno, ma c’è chi assicura che un minuto dopo l’approvazione del “Salvaenti” la questione sarà sul tavolo dell’amministrazione.

Intanto, nel day-after del Consiglio post-inchiesta, non si può non notare che qualcuno la nuova nomina di Izzo, surroga di Boccalone da consigliere e presidente del consiglio, non l’ha particolarmente gradita.

Mario Cangiano durante l’assise ha apertamente criticato il sindaco: “Non so come faremo ad andare avanti”, ha detto l’esponente dell’Api che ha sottolineato: “Non credo nell’operato di alcuni membri di questa maggioranza. Mi dissocio da tutto questo”. Sembrava quasi l’annuncio di un addio, o almeno, di sicuro una dura presa di posizione.

Altro intervento piccato anche quello del consigliere Mario Zoino, confluito nel Pd insieme ad alcuni rappresentanti di Lealtà per Benevento. “Non so se abbiamo fatto bene a lasciare Lealtà” ha detto in aula, precisando che la sua fiducia al governo di Fausto Pepe non sarà acritica, né eterna.

C’è poi la vicenda dell’elezione del neo presidente del Consiglio. Ci sono volute due votazioni per eleggere Giovanni Izzo (con tanto di schede che invece di indicare il nome, riportavano parole come “dimissioni”, “no al rimpasto in giunta”, chiaramente annullate).

Nella prima tornata erano arrivate anche due preferenze per Enrico Castiello, consigliere Pd con delega alla Protezione Civile. Lui giura che a quello scranno, il più alto dell’assise, non ci aveva proprio pensato. Eppure in due lo avevano votato.

Poi però, l’unità ha vinto su tutto, personalismi e ripicche. Uniti perchè Izzo alla fine ha preso i voti di tutta la coalizione, tranne l’Api, con Cangiano che è uscito dall’aula.

E sempre l’unità è stata chiesta nell’appello lanciato dal sindaco ai suoi durante il discorso nella sala di Palazzo Mosti.

Usata come l’antidoto, la parola salvifica, il salvagente a cui aggrapparsi contro lo spettro dello sgretolamento della sua maggioranza.

Livia Cimaglia