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POLITICA

Nel day after Mario Pepe non risparmia nulla: “Elenchi falsi e contaminati. Primarie come un trappolone”

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Lui le primarie per scegliere i candidati al Parlamento non le voleva. Forse perchè sapeva. Non tanto che avrebbe ottenuto solo 1284 preferenze, che lo relegano ultimo in classifica, dopo anche la più giovane candidata della cinquina, ma forse, Mario Pepe, da esperto e navigato uomo di partito, sapeva la macchina organizzativa delle preferenze in che direzione sarebbe andata. 

Nel giorno dopo le Parlamentarie, il deputato uscente non risparmia nulla al suo partito, il PD, dalle accuse di “elenchi falsi e contaminati” alla definizione di  “società segreta”, rinfrescando anche la memoria a quei personaggi e dirigenti che lui “aveva sotratto dal letargo politico”. 

“Con il risultato delle primarie siamo ritornati all’antico regime fatto di favorite e liberti, – scrive Mario Pepe – la mia è stata una battaglia di testimonianza politica. Mi ero permesso di fare alla direzione provinciale una proposta di rinnovamento, ho registrato l’assenza concettuale e la stanca monotonia del pensiero: sarà forse questo il nuovo stile dei democratici. I giovani per lo più hanno deciso di vivere una politica virtuale nella solitudine rarefatta dei numeri primi e nell’appello “di uno solo al comando.”

L’affluenza alle primarie non è stata piena e numerosa come le altre volte, in genere sono andati a votare i cittadini dagli elenchi falsi e contaminati: soprattutto a Benevento sono venuti a votare insieme a persone di dignità e rispetto maschere e figuranti portate a frotte multicolori, cortigiani tutti confessati e battezzati nel rito laicista della setta: un rito fastidioso, poco consono ad una città medaglia d’oro.

Con le primarie non muore la politica; la mia politica diventa più libera, meno condizionata, non finalizzata a raggiungere obiettivi o incarichi di sottogoverno – come altri famelici pretoriani – promuoverò – se ci sono le condizioni – un assalto dialettico al partito, al partito chiuso come una società segreta, alquanto paludoso, per aprirlo ai giovani, quelli veri non assoldati alle greppie dei magnati del partito, alle espressioni più vive della società, alle nuove professionalità. Azione politica, quindi, intensa dentro e fuori al partito.

L’impegno politico innanzitutto per la città, avvolta in una cappa greve e asfissiante di poteri latenti e camaleontici, per il Sannio e per il suo rilancio, per i Comuni quelli che hanno bisogno di difesa e di maggiore vigilanza istituzionale. Insomma nuovi orizzonti senza ambizioni personali. Nelle istituzioni – tutte – sono entrato e ne esco pulito, senza mai un avviso di garanzia o una udienza informativa. Onesto e pulito come è di un preside abituato a forti motivazioni culturali e di un deputato che ha dato onore e dignità al Sannio con un valido contributo di presenze- una delle più elevate – e di atti parlamentari che stanno a testimoniare una considerevole azione legislativa e istituzionale.

Mi auguro che altri – ai quali vanno tributati gli onori del laticlavio – possano restare 12 anni come è toccato a me a fasi alterne: non eletto nel 2001 per pochi voti, ho continuato a lavorare per sette anni fino al 2008 più di prima creando e rafforzando un partito nelle sue stanche membra, la Margherita prima e poi il Pd. Ho sottratto dal letargo politico personaggi e dirigenti sempre con una chiara e piena generosità senza sotterfugi o inganni.

Oggi le primarie hanno voluto celebrare il trappolone. Bene si chiude la scena, iniziamo un nuovo percorso con lo stile e la tenacia di sempre”.

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