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CRONACA

In manette l’amministratore di “Tributi Italia”. Nel 2009 la società riscosse imposte anche per il Comune di Benevento

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Arrestato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere del tribunale di Chiavari, Giuseppe Saggese, l’amministratore delegato della società chiavarese di riscossione ‘Tributi Italia’.

Secondo il procuratore Franco Cozzi, che ha visto accolta dal gip Fabrizio Garofalo la sua richiesta di custodia per Saggese e quattro altre persone, da ieri agli arresti domiciliari, la societa’, avrebbe sottratto illecitamente alle casse dei Comuni per cui prestava servizio circa 100 milioni di euro, presi da Ici, Tarsu, Tosap e altre tasse.

La “Tributi Italia” è la stessa società che nel 2009 ha eseguito la riscossione delle tasse anche al Comune di Benevento per poi essere sostituita poco tempo dopo in quanto inadempiente. Le ordinanze sono state eseguite dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Genova che hanno portato a termine nove perquisizioni e sequestrato denaro e beni mobili e immobili per circa nove milioni di euro.

Le perquisizioni sono state effettuate in abitazioni ed uffici situati in varie località, in particolare in provincia di Genova, nella zona del Tigullio, a Roma ed in provincia di Piacenza. Le indagini hanno portato ad accertare gravi irregolarita’ gestionali da parte di Tributi Italia che esercitava la propria attivita’ a livello nazionale, occupandosi della riscossione di tributi locali (Ici, Tosap ed altre entrate), per incarico ricevuto da oltre 400 Comuni, distribuiti in varie regioni del territorio nazionale.

“L’azienda – spiegano in una nota i finanzieri – una volta introitate le somme provenienti dalla riscossione tributaria, anziché riversarle agli enti a cui spettavano, al netto dell’aggio di sua competenza, le tratteneva sui propri conti correnti, appropriandosene. I fondi, poi, attraverso rapporti, privi di effettive ragioni economiche, con altre società, riconducibili a Saggese, vero ‘dominus’ e artefice di tutta l’operatività aziendale, venivano distratte a suo beneficio”.

Gli approfondimenti investigativi, considerato il meccanismo attraverso il quale i fondi uscivano dalla società di riscossione, sono stati concentrati sulle operazioni con le ‘imprese collegate’, spesso documentate come consulenze o piani di riorganizzazione aziendale, verificando, altresì, alcune operazioni societarie di natura straordinaria, come aumenti di capitale e costituzione di nuove società, risultate funzionali, anche queste, a distrarre ingenti somme.

Una delle consulenze, per le quali è stato corrisposto un compenso di circa 2 milioni di euro, ha riguardato l’acquisizione di una societa’ di riscossione brindisina, già indebitata per circa 43 milioni di euro; tale operazione ha comportato un irreparabile pregiudizio per il patrimonio della stessa società.

L’impresa di riscossione, inoltre, a causa di una cattiva gestione e delle numerose denunce presentate nei suoi confronti per la scorretta attività gestionale, da parte di vari Comuni vittime delle sottrazioni di fondi, che gli avevano revocato le concessioni per l’esazione tributaria, è entrata in stato d’insolvenza, venendo, conseguentemente, dichiarata fallita dal Tribunale di Roma, dove l’azienda ha la sede legale e dove la competente Procura procede per violazioni della legge fallimentare.

L’indagine avrebbe consentito, sinora, di provare, in modo certo, l’avvenuta appropriazione di fondi per un ammontare di circa 20 milioni di euro; i soggetti indagati, in tutto 9, cioè quelli sottoposti alle misure cautelari, più altri 4 perseguiti ‘a piede libero’, sono accusati, dall’autorità giudiziaria chiavarese, di peculato e reati fiscali.

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