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POLITICA

Il mistero del referendum anticasta. A Benevento non si sa nulla

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Ridurre gli stipendi della casta. Il sogno di molti italiani che vorrebbero vedere anche i nostri parlamentari fare un po’ di sacrifici in tempo di crisi. Chi frequenta facebook e i social network sa che esiste in Italia la possibilità di firmare un referendum che prevede l’abrogazione parziale della legge per le indennità parlamentari, promosso dal movimento di Unione Popolare. Ma la difficoltà nasce quando dal mondo virtuale ci si sposta in quello reale. E si vorrebbe segnare con l’inchiostro il proprio nome e cognome su moduli di carta.

A Benevento nessuno sa niente. In città non è mai arrivato nulla. A confermarlo il capo dell’Ufficio elettorale del Comune. In via Del Pomerio alcuni cittadini hanno chiesto informazioni per firmare il referendum anticasta, ma qui non c’è nessun modulo o informativa. Il referendum anticasta, a detta dei promotori, dovrebbe portare ad un risparmio di circa 48mila euro all’anno per ogni parlamentare. Non poca cosa. Ma allora che cosa è successo, perchè di un referendum così popolare sul web, a Benevento non si sa nulla? Eppure la raccolta firme lanciata dal movimento, che scadrà il 27 luglio, è iniziata a metà maggio.

Inviamo una mail al movimento di Unione Popolare. Ci rispondono quasi subito e ci mettono in contatto con Maria di Prato, che nel 2010 fuoriesce dall’UDC, per creare Unione Popolare “fermamente convinta della necessità di un partito di centro che guardi con interesse al centro-destra”, come si legge nel suo curriculum. E’ lei che al telefono ci spiega cosa sta succedendo. “Abbiamo spedito con Poste Italiane, attraverso la convenzione Targhet, che prevede la trasmissione dell’80% della posta entro 5 giorni, ai circa 8.000 comuni italiani, il plico del referendum per l’abrogazione delle indennità parlamentari. Ma il 40% dei comuni sembra non aver ricevuto nulla. Eppure noi abbiamo pagato le Poste, con sacrifici personali, perchè tutto quello che facciamo è autofinanziato.”

Nel plico inviato c’era un modulo per 50 firme con il logo di Unione Popolare, le istruzioni per il referendum, una lettera al Sindaco del comune e al Segretario Comunale, firmate dalla stessa Maria Di Prato. “Il Comune ha l’obbligo di informare i cittadini con gli strumenti che ritiene più opportuni, internet o manifesti per esempio. Nel plico avevamo inserito per questo scopo anche un A4”. Continua a spiegare la situazione Maria Di Prato, abbastanza amareggiata per quanto sta succedendo.

Negli uffici di Unione Popolare, vicino piazza San Pietro stanno arrivando numerose segnalazioni, circa 250 al giorno, di cittadini che vorrebbero stringere un po’ la cinghia dei politici, ma che non hanno la possibilità di firmare, e di amministratori spesso pressati dai loro elettori. “La cosa strana – ci rivela la Di Prato – è che spesso dopo le proteste dei cittadini che vogliono firmare, in alcuni comuni, che dapprima avevano dichiarato di non aver ricevuto ancora nulla, sono apparsi i moduli del referendum anticasta”.

Il 21 maggio intanto arriva ad Unione Popolare la comunicazione di Poste Italiane che tutti i plichi sono stati recapitati. “Ma qui è un macello – continua la leader del movimento – stiamo spedendo di nuovo tutto a quel 30% , 40% di comuni che non hanno ricevuto il materiale, sempre a nostre spese”. La domanda a questo punto è quasi obbligata. Un errore di Poste Italiane oppure c’è una tendenza a tenere nascoste nei cassetti le carte dei referendum, che se passasse, porterebbe alla diminuzione degli indennizzi dei parlamentari? “Bella domanda – mi risponde con un sospiro – io non so se i comuni hanno nascosto il plico oppure no. So solo che Poste Italiane mi ha confermato la spedizione, ed invece in moltissimi comuni non c’è nulla. Ci piacerebbe che i comuni ci spedissero una lettera firmata dal sindaco in cui dichiarano che non hanno ricevuto nulla”.

Ma da Unione Popolare non demordono. “Stiamo rimandando di nuovo il plico a quei comuni in cui i cittadini o gli amministrati”. Affinché il referendum venga indetto è necessario raccogliere 500mila firme. Tuttavia, ci ricorda Maria Di Prato, si può firmare con un documento di identità valido, anche in altri comuni, non solo in quello di residenza.

Non sappiamo se l’obiettivo quorum per il referendum sarà centrato. Certo è di sicuro il mistero che aleggia intorno a referendum anticasta e certa è anche l’inaspettata pubblicità, che con le elezioni in arrivo non fa mai male, del fino ai ieri sconosciuta ai più Unione Popolare.

Erika Farese

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