POLITICA
Le idee per il Mezzogiorno di Federazione della Sinistra Sannio

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Di seguito riportiamo ampi stralci del documento conclusivo redatto dal nuovo coordinamento della Federazione della Sinistra sannita a margine dell’assise congressuale:
“Questo nostro congresso – si legge – si situa in un passaggio storico molto delicato. La Seconda Repubblica, quella nata dopo tangentopoli e caratterizzata dal protagonismo assoluto del suo uomo-simbolo, Silvio Berlusconi, si è avviata ormai a rapida consunzione. E’ subentrata, di fatto, una Terza Repubblica, i cui contorni non sono ancora definiti con chiarezza e che tuttavia sembra già caratterizzarsi per una logica di ulteriore centralizzazione dei poteri, e dunque intrinsecamente autoritaria.
Come ogni nuova nascita anche questo passaggio è largamente determinato dalle eccezionalità del contesto storico complessivo, segnato da una crisi virulenta che, scompone e riordina l’insieme delle relazioni capitalistiche.
E’ fondamentale – secondo la Federazione della sinistra Sannio – ritornare ad imporre il nodo del Mezzogiorno come grande ed attuale questione politica.
Si tratta di dare forza e concretezza a questi nuovi termini della questione meridionale, con un impegno sistematico che fuoriesca dalle sedi di Partito e coinvolga l’insieme dei settori sociali cui facciamo riferimento, rivendicando in particolare: un piano straordinario per il lavoro, che difenda, da un lato, i luoghi della produzione dalla crisi, prospettando un loro sviluppo attraverso l’innovazione di prodotto, un gruppo coordinato di provvedimenti a sostegno della vita e del reddito degli inoccupati e dei precari, l’avvio di un’opera complessiva ed urgente di risanamento ambientale, riqualificazione degli spazi urbani e tutela dei suoli,
Tutto questo declinato nelle lotte già presenti nel nostro Sannio. Pensiamo alla Luminosa, alle migliaia di cooperative dei servizi in crisi e alla lotta dei lavoratori dei consorzi e pensiamo alle migliaia di disoccupate e di disoccupati ancora costretti ad emigrare per trovare un minimo di lavoro che non c’è più".