CRONACA
Presepe “caduto”, Dalisi si dice responsabile. E studia un’alternativa

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Sulla caduta delle figure del presepe artistico progettato da Riccardo Dalisi, posto dal Comune di Benevento per decorare la via e ieri rimosse dalle forze dell’ordine per problemi di sicurezza, abbiamo raggiunto lo stesso architetto napoletano, ottantenne, per avere lumi. Dalisi si è detto – e si percepiva chiaramente dal tono di voce – piuttosto addolorato dall’accaduto. La sua, in fondo, era un’idea particolare: sfruttare i giochi di luce prodotti dalle figure di metallo a contatto con il vento. Proprio il vento, purtroppo, è stato fatale. E sono piovute addosso critiche da più parti alla Giunta Pepe, che stamane aveva dichiarato di aver voluto tentare un salto di qualità per dare smalto al centro storico recentemente patrocinato dall’Unesco. L’architetto vorrebbe provare un’alternativa in extremis, quasi sfruttando lo spiacevole accaduto.
Architetto, come ha preso la notizia?
Malissimo, ma non sono esente da responsabilità. Dovevo assicurarmi che fossero prese tutte le misure per scongiurare ciò che è successo. Colpa della fretta. Anche se la ditta che ha installato il presepe è solitamente ottima, perciò mi sembravano ridondanti ulteriori verifiche. E poi di solito non mi interesso alla parte statica, mi affido alle intuizioni pratiche di quelli che se ne occupano.
Possibile ritentare?
Non credo che ormai sia da considerare, anche se collocassimo dei rinforzi la paura è tanta e l’installazione non verrebbe considerata più sicura.
Una tegola in più sull’amministrazione, già molto criticata per aver abbandonato le tradizionali luminarie..
Ma anche questo presepe avrebbe avuto le luci. Pensavo di sfruttare, come già avevo sperimentato su opere simili, gli effetti creati dalla combinazione delle sagome con alcuni fasci di luce, nell’oscillazione del vento.
Ha proposto lei il progetto o è stata l’amministrazione di Benevento a cercarla?
Furono loro a chiedermi un’opera per abbellire la strada, qualcosa di artistico e natalizio al tempo stesso.
E adesso cosa ne sarà del suo lavoro?
Sto studiando un’alternativa: vorrei sistemare a terra, nel verde o sullo stesso pavimento, le figure. Una sorta di reazione poetica a quanto è accaduto, quasi delle “stelle cadute”.
Giovanni Chianelli