CRONACA
Molestie a mezzo telefono. Denunciate a piede libero quattro persone

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I Carabinieri della Stazione di San Marco dei Cavoti, al termine di accurati accertamenti, hanno denunciato quattro persone per molestie perpetrate a mezzo telefono. Si tratta di due episodi distinti fra loro, benché accumunati dalle stesse modalità.
Il primo ha avuto come protagonisti tre cittadini di Sammarchesi, tra i trenta e i sessant’anni, che avevano preso di mira una donna polacca, residente a San Marco dei Cavoti, che aveva avuto, con le famiglie di due di essi, dei rapporti di lavoro, in qualità di badante. I fatti risalgono ad un periodo compreso fra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 2010, nel quale la signora polacca aveva ricevuto numerose telefonate sulla propria utenza telefonica, al punto da preoccuparsi, e rivolgersi ai Carabinieri, che al termine della loro indagine, condotta attraverso l’esame dei tabulati delle chiamate in entrata sul numero in uso alla donna, richiesti alle competenti compagnie telefoniche, hanno identificato i tre autori degli squilli molesti. In particolare, due di queste persone, fra cui una donna, sono state denunciate anche per minacce, sempre commesse a mezzo telefono, perché nel corso di alcune telefonate, si sono per l’appunto espresse in maniera minacciosa nei confronti della denunciante.
La seconda vicenda, in un’ottica completamente ribaltata, vede come parte offesa un operaio trentunenne di San Marco dei Cavoti, assillato da una sua ex fidanzata, che non si rassegnava alla fine del loro rapporto. I due, vicini di casa, avevano avuto una relazione sentimentale durata circa un anno, ma interrotta quasi dieci anni fa, e da allora i rapporti erano stati abbastanza cordiali.
La donna, ora trentacinquenne, nel mese di ottobre dello scorso anno, ha tempestato il suo ex con una serie di continue telefonate – i Carabinieri ne hanno contato, dai tabulati telefonici pervenuti, oltre sessanta – della durata di pochi secondi o al massimo di un minuto, che hanno convinto l’uomo a rivolgersi ai militari dell’Arma, anche perché le telefonate gli arrivavano con il cosiddetto “numero oscurato”, ovvero con l’identità del chiamante di fatto sconosciuta, e non ravvisabile dal display.