Cittadini
Comitati di quartiere a Benevento, meglio la via del dialogo

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E’, evidentemente, il tempo dei Comitati di Quartiere, a Benevento. Le cui attività vengono ora più in risalto grazie alle modalità di comunicazione delle stesse, che si avvalgono di più mezzi e di conseguenza risultano capillari. Come tali, in grado di attirare su di sé strali inopportuni, come quelli dell’Italia dei Valori e dell’assessore di riferimento, Campone. Come tali in grado di rivelarsi collaterali all’amministrazione e dunque non suscitare l’ira di nessuno.
Il Comitato di Quartiere si pone – dovrebbe porsi – come elemento intermedio fra il cittadino sul territorio ed il governo del territorio stesso esercitato dai rappresentanti eletti dai cittadini. Il viluppo di parole serve in realtà ad individuare questa funzione di cinghia di trasmissione delle istanze provenienti dal basso e dirette appunto a quei livelli depositari della capacità di adottare decisioni in relazione alle criticità o ai bisogni emersi nelle consultazioni. Presupponendo il territorio come un patrimonio comune, è ovvio non attribuire ad un Comitato di Quartiere – per quanto composto magari anche da esponenti con una riconducibilità politica – una valenza partitica, nel senso del favore da dimostrare verso una specifica parte.
E’, lo sappiamo, una considerazione elementare.
E non si è rivelata sufficiente per evitare il putiferio di questi giorni che ha opposto, in fondo, l’amministrazione comunale ad alcuni Comitati di Quartiere per via dell’esuberanza verbale che al cittadino può essere concessa, perché presuppone in quel momento di essere vessato in un suo diritto, ma al politico no. Il gioco di “chi è a favore di chi” è pertanto estraneo alla logica dei Comitati di Quartiere, ma nemmeno dobbiamo nasconderci che proprio la loro funzione di raccordo è anche alla base del consenso ‘catturabile’ da parte del politico. Questa modalità tipicamente elettorale è però esercitata in specifici frangenti, ovvero quando si sceglie con una scheda a chi destinare preferenze. E comunque non prescinde dalla efficacia dimostrata nel rapporto del politico, del partito, della coalizione con il Comitato di Quartiere sulla scorta della capacità di affrontare e risolvere un problema.
Fin qui la teoria. Appunto la pratica dell’attualità recente dimostra che alcuni Comitati hanno sollevato qualche questione, significativa. Per esempio il Rione Libertà, che ha difeso anche a spada tratta la sua autonomia in virtù anche della costante e datata presenza sul territorio. O, altro esempio, quello del Centro Storico. Che, anzi, ha dimostrato fin troppa pazienza e, secondo la logica adottata da Idv ed assessore Campone, dovrebbe allora essere considerato ‘amico’ del governo cittadino perché non ha sparato alzo zero avendone peraltro avuto il sacrosanto diritto per via del sabato ad alta gradazione etilico-giovanile che è costretto, costantemente, a tollerare. Da tempo. Troppo. Il rapporto avviato con l’amministrazione illumina una via dialogante, ma non prescinde dalla giusta pretesa di avviare a soluzione, definitiva, il problema. La prassi dell’amministrazione, in questo caso (e con buona pace anche delle eventuali avversioni politiche che si vuole vedere in altri casi) sembra sconfessare per fortuna le repulsioni di alcune sue pur importanti componenti: va perseguita con tutti gli attori istituzionali, come i Comitati di Quartiere. Sia su sollecitazione diretta che anche solo mera segnalazione a mezzo stampa: non ci sono classifiche fra i cittadini.