CRONACA
Nuovo sequestro di beni del valore di un milione di euro

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Nel corso dell’intera mattinata, a Benevento, i Carabinieri della Compagnia di Cerreto Sannita hanno eseguito un’ulteriore ordinanza di misura di prevenzione patrimoniale di sequestro e confisca dei beni, ai sensi della legge n. 575/1965, emessa dal Tribunale di Benevento a carico di Giuseppe Ciotta, già destinatario dello stesso provvedimento lo scorso 11 luglio nonché sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S. con l’obbligo di soggiorno. Il provvedimento ha origine da ulteriori e più approfonditi accertamenti eseguiti dai militari congiuntamente all’amministratore giudiziario, nominato dal Tribunale di Benevento, scaturiti dal precedente sequestro nel corso dei quali sono emerse altre due ditte operanti nel settore edilizio comunque riconducibili al Ciotta. Durante le operazioni – si legge nella nota diffusa alla stampa – sono state sequestrate, oltre le quote societarie anche l’intero complesso aziendale (infrastrutture etc.) e beni strumentali (mezzi meccanici etc.) delle ditte entrambe con sede in Benevento contrada Olivola. Il valore complessivo dei sequestri è stimato in 1 milione di euro.
Come si ricorderà il precedente sequestro era stato effettuato dagli stessi militari l’11 luglio del 2011 sempre su un analogo decreto emesso dal Tribunale di Benevento, su proposta della locale Procura. L’inizio degli accertamenti era scaturito a seguito dell’acquisizione di una cava sita in Morcone – località Colle Alto – avvenuta nell’ottobre del 2007, nel corso di un’asta fallimentare presso il Tribunale di Benevento, da parte della ex moglie del suddetto, titolare di un’impresa, Anna Procaccini, per un importo di Euro 480.500,00. L’area in questione, nel novembre del 2007, venne inizialmente individuata, dal Commissario Straordinario per l’emergenza dei rifiuti in Campania, per lo stoccaggio di ecoballe e successivamente, nel gennaio 2008, anche a seguito di una manifestazione di protesta nella quale presero parte circa 5000 mila persone, con pullman, autocarri, e mezzi agricoli, provenienti, non solo della provincia sannita, ma anche della limitrofa regione Molise, fu ritenuta non adeguata dal punto di vista ambientale e quindi venne utilizzata per attività di frantumazione di inerti. Le indagini patrimoniali portarono alla luce che nonostante il Ciotta ed i suoi familiari avevano dichiarato una capacità reddituale quasi inconsistente, a mala pena sufficiente a far fronte alle esigenze primarie del nucleo familiare, erano invece intestatari di un patrimonio stimato intorno ai 10 milioni di euro, riguardante numerosi terreni agricoli, appartamenti e aziende ubicate fra le province di Benevento e Avellino, nonché svariate somme di denaro depositate presso gli istituti di credito e postali sul territorio nazionale acquisiti, nel corso degli anni, attraverso la commissione di attività delittuose contro il patrimonio e la persona.