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Provincia di Benevento

Cimitile: La Provincia di Benevento non è fonte di ‘degenerazioni di casta’

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Intervenendo al Convegno promosso in Faicchio dalla Associazione “Luigi Palmieri”ad un Convegno sul tema “Il Sannio: quale futuro?”, il presidente della provincia di Benevento, Aniello Cimitile, nell’affrontare ancora una volta il tema dei costi della politica e della norma che paventava l’abolizione di alcune provincie, poi superata, ha dichiarato che la “Provincia di Benevento non nasce dal niente, non è una invenzione moderna e campata in area, rivendicazione campanilistica di politici locali per poltrone clientelari da distribuire, o il frutto di interessi politici ed elettorali che spesso hanno caratterizzato la proliferazione di nuove istituzioni. Noi non siamo frutto di sprechi, inefficienze, del proliferare dei costi della politica o di “degenerazioni di casta”.La Provincia di Benevento è nata nel 1860, quando le Province erano 59, come conquista risorgimentale dei nostri patrioti che la rivendicarono proprio come riconoscimento di un diritto di autonomia e di governo locale che trova il suo fondamento in un chiara, autonoma ed originale identità storica, culturale, socio-economica e territoriale. L’essere stata fondata da Garibaldi, essere nata con l’Italia, essere stata definitivamente voluta dal primo Parlamento italiano, è non solo una componente del nostro patrimonio identitario, che rivendichiamo con orgoglio e non regaliamo a nessuno, ma anche la dimostrazione di un riconoscimento già forte ed antico del nostro diritto ad essere Provincia, un diritto che oggi rivendichiamo più di ieri.

Siamo nell’era dell’economia globale dove la competizione fra i territori per la crescita economica e sociale è un fenomeno strutturale ed ineludibile. Il futuro dei nostri giovani e del nostro territorio è legato alla nostra capacità di portare avanti una nostra autonoma ed originale proposta di sviluppo fondata sulla “green economy” e sull’innovazione, come unica possibilità di avere un ruolo stabile e non esposto ai venti devastanti dell’omologazione e delle crisi dell’economia globale e come strumento di competizione con gli altri territori regionali e soprattutto dell’area napoletana che non fa mistero di volerci confinare in un ruolo di subalternità, valvola di sicurezza e serbatoio dei propri bisogni e delle proprie emergenze. L’abolizione della Provincia elimina proprio lo strumento di autonomia governativa locale che è preposto a questo compito: senza un organo di autogoverno del Sannio saremo condannati ad essere marginalizzati ed assoggettati a piani e programmi centrati sull’interesse di altri territori.

L’abolizione della Provincia avrebbe un effetto devastante sulla nostra economia perché colpirebbe al cuore il settore dei servizi, dove lavorano la stragrande maggioranza dei nostri occupati (59.169 persone pari al 67.6% del totale), e dove viene prodotto la stragrande maggioranza del nostro Prodotto Interno Lordo (più del 70%) e del nostro valore aggiunto (76.2%). Ad essere colpito non sarebbe solo il settore dei servizi pubblici, con la scomparsa delle strutture e delle infrastrutture del capoluogo a cominciare dalla Prefettura e per finire non si sa dove visto che un economista della Bocconi, nel devastante delirio del “taglia tutto”, ha proposto di eliminare persino i Tribunali che non sono in città capoluogo. E’ notorio infatti che le strategie di insediamento di centri e poli di servizi, anche nel privato vengono ancorate ad una distribuzione per capoluogo e centri di servizi amministrativi territoriali. Che speranza avremo ora di avere, non solo la Scuola di Magistratura, la sede della Banca del Sud, il Centro Logistica delle Poste, ma anche di mantenere ed attrarre centri di servizi del terziario avanzato e delle reti nazionali ed internazionali di servizi privati?»

 

 

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