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CRONACA

Intercettazioni a Mastella, la Consulta boccia il ricorso del Gip di Napoli

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La Corte costituzionale ha respinto per “manifesta inammissibilità” la questione sollevata dal gip di Napoli nell’ambito di un processo a carico di Clemente Mastella per concussione sull’incostituzionalità della norma introdotta con il Lodo Schifani che prevede debba essere richiesta l’autorizzazione alla Camera di appartenenza anche per intercettazioni a cui casualmente un parlamentare abbia preso parte, disposte cioé in procedimenti riguardanti terzi. Secondo il gip di Napoli, in questi casi l’autorizzazione non solo non sarebbe giustificata, ma sarebbe addirittura vietata dall’articolo 68 della Costituzione, che riguarderebbe le sole intercettazioni a carico del parlamentare o comunque finalizzate a captare le sue conversazioni, perché solo per esse si potrebbe manifestare un fumus persecutionis da parte dell’autorità giudiziaria che la Camera deve valutare ai fini della sua autorizzazione.

La Consulta non è però potuta entrata nel merito della questione sollevata perché, spiega nella sua ordinanza, il gip di Napoli non ha motivato “adeguatamente” la sua ordinanza per dimostrare la natura casuale delle intercettazioni in cui era incappato Mastella e dunque per poter escludere con “esaustività” che si sia trattato in realtà di uno strumento impiegato dai magistrati proprio per acquisire elementi di prova a carico del parlamentare.

Il procedimento dal quale è scaturita la questione sollevata davanti alla Corte Costituzionale riguarda presunte irregolarità nelle assunzioni e negli incarichi all’Arpac – l’Agenzia regionale per la protezione ambientale – una inchiesta nella quale è imputato, tra gli altri, Clemente Mastella. Fu il gip di Napoli Anna Laura Alfano a investire la Consulta circa la necessità di autorizzazione parlamentare per l’utilizzazione nel processo delle telefonate in cui conversava l’allora ministro della Giustizia. Il pm Francesco Curcio aveva sottolineato infatti che si trattava di conversazioni occasionali, intercettate su utenze di altri indagati, che non necessitavano pertanto di alcuna autorizzazione mentre il legale di Mastella, l’avvocato Alfonso Furgiuele, aveva sostenuto, al contrario, che si era in presenza di numerose “intercettazioni indirette”, in quanto intercettando familiari del ministro sistematicamente veniva intercettato anche Mastella. Di fronte al contrasto tra difesa e pubblica accuso il giudice ritenne opportuno che sulla vicenda si pronunciasse la Corte Costituzionale.

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