POLITICA
‘Giudicheranno gli elettori se contano i manifesti o le istituzioni’

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Tirato in ballo dalle dichiarazioni rese ieri sera, con un comunicato agli organi di informazione, da cinque ex consiglieri comunali protagonisti loro malgrado di una querelle relativa a manifesti elettoriali ritenuti denigratotri della persona, cioè fuori da contesti politici, Francesco Zoino, segretario provinciale dell’Idv, oggi replica con la seguente nota.
“Di fronte all’ennesima, semidelirante, sequela di insulti lanciata dagli ex consiglieri della maggioranza all’indirizzo del candidato sindaco Fausto Pepe e della mia persona, verrebbe decisamente voglia di avere tutt’altri interlocutori politici. Senza dubbio il livello del dibattito salirebbe nei contenuti e scenderebbe nei toni. Ma tant’è. Purtroppo gli avversari, a differenza degli alleati, non si scelgono. Tuttavia, non è mia intenzione seguirli ulteriormente sul terreno dell’offesa personale, pur se infiorettata di citazioni a sproposito. In questi giorni è un terreno fin troppo battuto.
E’ mio interesse, però, e forse anche interesse dei cittadini, ribadire alcuni concetti.
Lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale, a sole quattro settimane dal voto, con il metodo delle dimissioni di massa è stato un atto di bassa politica, difficilmente ascrivibile alla categoria dei gesti nobili. Un trucco, che nelle intenzioni dovrebbe aver favorito le coalizioni che si oppongono al centrosinistra. Ne hanno fatto le spese i beneventani, rimasti privi di amministrazione senza un valido perché. Ne farà le spese tutto il centrodestra, quando capirà che il ricorso ai mezzucci, in politica, è tutt’altro che un pregio. In seguito a questo atto politico-istituzionale non proprio edificante, che senza il contributo degli ex di maggioranza non sarebbe riuscito, il Pd ha fatto uscire un manifesto che, provocatoriamente, li ha messi alla gogna. Certo può essere stata una scelta di dubbio gusto e se fosse solo una questione di etichetta, forse gli autori del manifesto meriterebbero una pena esemplare. Ma non si tratta di buone maniere, bensì di un manifesto politico, come ho avuto modo di dire, il cui senso è chiaro: occorre dare un taglio alla prassi trasformistica ed all’uso personale della rappresentanza istituzionale. Un concetto che, evidentemente, nel Pit non trova, non può trovare, ampi spazi di condivisione. Diverso è il caso del volantino, diffuso in forma anonima, che non riguarda né l’Idv né il Pd. Non sappiamo chi siano gli autori, e dubito che se ne possa attribuire con certezza la paternità al centrosinistra. In ogni caso, non ci è piaciuto, anche perché ripete in una forma più corriva cose già dette. Fossi in uno dei consiglieri, eviterei di rinfacciarne la responsabilità morale a noi o al Pd.
Si rischia di scivolare in un terreno extrapolitico, assai prossimo alle aule giudiziarie. Chiariti questi punti, che ci ostiniamo a considerare come una posizione politica, libera e legittima, non resta molto altro da aggiungere. Se non augurarsi che il confronto rifluisca in una dimensione meno rancorosa. In caso contrario, saranno gli elettori a giudicare se contano di più i comportamenti o le parole, i manifesti o le istituzioni, gli insulti o la discussione, i trucchi o i programmi. E, ne siamo convinti, non dovremo andare oltre il primo turno per scoprirlo”.