POLITICA
Benevento ha ricordato il 25 aprile, con emozione soffocata

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Anche la città di Benevento ha onorato la memoria del sessantaseiesimo anno della liberazione dalla tirannia nazifascista di un Paese martoriato dalla guerra – liberazione attraverso la Resistenza – ed avviato verso la democrazia grazie all’abbrivio di un dettato costituzionale che rappresenta, ancora oggi, un modello non perfettibile di integrità e connubio fra istituzioni e vita civile e sociale: e non a caso proprio per questo sotto attacco, costante.
Ha sfilato per il corso Garibaldi proprio un manipolo di generosi, ingrossato – come prevedibile visti i grami tempi – da un po’ di candidati alle elezioni amministrative – che fa sempre bene esserci… – , dalla deputazione del centrosinistra mai sfioratasi neppure di striscio, dai candidati alla carica di sindaco (tre su quattro: Pepe, Tibaldi, Medici. Non Nardone) – anche qui: che fa sempre bene esserci… – , dalle forze dell’ordine in divisa o senza ma con telecamera per immortalare i volti dei sovversivi sostenitori della Regola Costituzionale in quest’Italia costantemente vilipesa ed offesa dai civici comportamenti – spiccioli o di rango superiore – ; guardato con sussiego da chi era carico di panini per il pic-nic di prammatica e guardato con bonomia da chi invece, consapevolmente o meno, attribuiva un valore demodè alla ricorrenza; testimoniato dai cori sparuti e quasi di ordinanza di un gruppetto di giovani in divisa da sinistrorsi militanti solo per la circostanza… comunque un insieme riunito, ed assolto nell’originale, e diffuso ma non totalizzante, peccato della presenza obbligata, dietro quel labaro dell’Anpi (l’associazione partigiani) locale che ha garrito alle parole del presidente Tonino Conte e del partigiano cusanese Giuseppe Crocco (un brigante nell’individuazione anagrafica, guarda caso…).
E’ mancata l’emozione collettiva, resta – e per fortuna – il palpito individuale. Non è un bene, ma è certo un elemento di base perché la Resistenza, oggi come allora, oggi solo diversamente da allora, continui. Buon 25 aprile: non dai retori presenti, ma dagli idealisti assenti, nello spirito e nel corpo.